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Aldo Cazzullo a Maniago per “Mussolini il capobanda”


data: 21 gennaio 2023

luogo: Teatro Giuseppe Verdi (Via Umberto I 53), Maniago Pn

orario: 20.45

Aldo Cazzullo, editorialista e vice direttore del Corriere della Sera, è ospite a Maniago (PN) presso il Teatro Giuseppe Verdi per parlare del suo libro Mussolini il capobanda. Perché dovremmo vergognarci del fascismo (Mondadori).

L’incontro è in programma sabato 21 gennaio 2023 alle ore 20.45. Un appuntamento originariamente incluso nel cartellone di Pordenonelegge 2022, rinviato per improvvisi impegni del giornalista piemontese, inviato ai funerali della regina Elisabetta II. La serata di Maniago, promossa dalla locale amministrazione comunale in collaborazione con Fondazione Pordenonelegge, è arricchita dalle letture dal vivo di passaggi salienti del libro, affidate all’attore Paolo Mutti. Ingresso libero, si consiglia la prenotazione QUI.

Il saggio di Cazzullo proietta il lettore a ritroso verso un ventennio plumbeo. Quello avviato con la famigerata marcia su Roma del 1922 e proseguito fra tribunali speciali e polizia politica. Il racconto su Mussolini inizia così: “Cent’anni fa la nostra patria cadeva nelle mani di una banda di delinquenti, guidata da un uomo spietato e cattivo. Un uomo capace di tutto; persino di far chiudere e morire in manicomio il proprio figlio, e la donna che l’aveva messo al mondo“.

Una figura di cui la maggioranza degli italiani si è fatta un’idea sbagliata: quella di uno statista che fino al 1938 le aveva azzeccate quasi tutte, tranne l’alleanza con Hitler, le leggi razziali, la guerra. Non solo: l’autore ricorda che prima di quell’anno Mussolini aveva provocato la morte dei principali oppositori: Matteotti, Gobetti, Gramsci, Amendola, Don Minzoni, Carlo e Nello Rosselli.

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Mussolini raccontato da Aldo Cazzullo

L’autore riferisce che Benito Mussolini aveva conquistato il potere con la violenza (non solo manganelli e olio di ricino ma bombe e mitragliatrici) facendo centinaia di vittime. Fin dal 1922 si era preso la rivincita sulle città che gli avevano resistito: avversari gettati dalle finestre di San Lorenzo a Roma o legati ai camion e trascinati nelle vie di Torino. Aveva imposto una cappa di piombo: tribunale speciale, polizia segreta, confino, tassa sul celibato, esclusione delle donne da molti posti di lavoro. Aveva commesso crimini in Libia (40 mila morti tra i civili), Etiopia (dall’iprite al massacro dei monaci cristiani), Spagna.

Inoltre, aveva usato gli italiani come cavie per cure sbagliate contro la malaria e per vaccini letali. Era stato crudele con tanti. A cominciare da Ida Dalser e dal loro figlio Benitino. La guerra non fu un impazzimento del Duce, ma lo sbocco logico del fascismo. Un’ideologia che sostiene la sopraffazione di uno stato sull’altro e di una razza sull’altra. Idee che purtroppo non sono morte con Mussolini. Anche se Cazzullo demolisce un altro luogo comune: non è vero che tutti gli italiani sono stati fascisti. E l’antifascismo dovrebbe essere un valore comune a tutti i partiti e a tutti gli italiani.

Giornalista e scrittore italiano, Aldo Cazzullo è nato nel 1966 ad Alba (CN). Ultimati gli studi, nel 1988 è stato assunto come praticante nella redazione de La Stampa; grazie alla sua penna attenta e audace è stato una delle firme più note del quotidiano torinese sino al 2003, quando è diventato editorialista e inviato per il Corriere della Sera. Testimone di grandi appuntamenti elettorali e sportivi (in patria e all’estero), nonché profondo conoscitore dei costumi e della recente storia d’Italia, negli anni ha scritto numerosi saggi.

Foto © Gigi Cozzarin da Ufficio Stampa Vuesse&c Volpe&Sain



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