
Millennial: una generazione a cavallo tra passato e futuro
4 Marzo 2025Noti anche come Generazione Y, con il termine Millennial si indicano i nati tra il 1980 e il 1995 (o tra il 1981 e il 1996, non ci sono demarcazioni rigide). Questa fascia di popolazione viene spesso confusa con i nativi del nuovo millennio, ovvero coloro che appartengono alla Generazione Z e sono venuti al mondo a partire dal 2000. In realtà, sono quelli nati prima.
A differenza di questi ultimi, che il Novecento non lo hanno neppure sfiorato, i Millennial hanno vissuto la transizione tra due epoche: da quella analogica a quella digitale. C’è chi definisce i Millennial anche MTV Generation, un’espressione che richiama il canale tematico musicale che ha segnato il loro immaginario collettivo negli anni Ottanta e Novanta.
MTV, infatti, ha contribuito a plasmare il loro linguaggio, il loro stile e il modo in cui fruiscono i contenuti, rendendoli i primi veri consumatori di cultura pop su larga scala. Oltre alla musica, hanno avuto una forte influenza sui Millennial anche il cinema, i fumetti e i videogiochi, come vedremo tra poco.
Dalla Generazione Perduta alla Generazione Alpha
La classificazione sociologica delle varie generazioni, così come viene comunemente utilizzato oggi, si deve agli studiosi americani William Strauss e Neil Howe, che hanno elaborato una categorizzazione basata sulle caratteristiche comuni dei gruppi nati in determinati periodi storici.
Si parte dalla Generazione Perduta, che include i nati tra il 1883 e il 1900, segnati dalle conseguenze della prima guerra mondiale. Segue la Greatest Generation (1901-1927), cresciuta durante la Grande Depressione e protagonista del secondo conflitto. Segue poi la Generazione Silenziosa (1928-1945), formatasi in un clima di ricostruzione e stabilità.
I Baby Boomer (1946-1964) devono il loro nome al boom demografico del dopoguerra. Questo termine è ancora oggi usato in senso ironico o dispregiativo per indicare chi è considerato distante dalla realtà contemporanea. A seguire, la Generazione X (1965-1979) ha vissuto l’avvento del consumismo e un crescente senso di individualismo. Dal momento che furono anni caratterizzati dal calo delle nascite, si è parlato di “generazione invisibile”, priva di un’identità sociale definita, da cui la X.
Dopo i Millennial o Generazione Y (1980-1995), troviamo la Generazione Z (1996-2012), cresciuta di pari passo con l’avvento del digitale. Infine, i più piccoli di oggi: la Generazione Alpha (dal 2013 in poi), la prima completamente immersa sin dalla nascita nelle nuove tecnologie e nel mondo connesso.

Foto: Kenny Eliason / Unsplash
Gli “Y” tra precarietà, nostalgia e passioni
I Millennial sono la prima generazione che ha dovuto fare i conti con un mercato del lavoro instabile. Se i Baby Boomer hanno vissuto una crescita economica che garantiva stabilità, i membri della Generazione Y si sono trovati ad affrontare, a differenza dei loro genitori, stipendi bassi e contratti a termine, specialmente in Italia.
Oggi sono il primo target del cosiddetto nostalgia marketing. Un fenomeno che sfrutta la passione per la cultura pop degli anni Ottanta e Novanta. Film, serie tv, videogame e musica di quell’epoca continuano ad avere un grande impatto sui nativi di quei decenni. E spingono così le aziende a riproporre prodotti iconici di quegli anni.
La loro infanzia è stata relativamente spensierata rispetto alle generazioni successive. Eppure il loro rapporto con la politica è spesso caratterizzato da disillusione e disimpegno. Pur essendo cresciuti in un’epoca di grandi trasformazioni, tendono a non identificarsi in movimenti ideologici rigidi.
Lo sport, invece, è un elemento che continua a unire molti di loro. Cresciuti con le Olimpiadi in televisione e il mito dei grandi tornei calcistici come i Mondiali di calcio, i Millennial mantengono un forte interesse per la competizione, oltre che per lo sport praticato.
Millennial: l’ultima generazione tra due mondi
Ciò che distingue i Millennial dalle generazioni successive è la loro esperienza diretta di due realtà profondamente diverse.
Hanno trascorso infanzia (e anche adolescenza, per i più grandi) in un mondo analogico fatto di musicassette, videocassette, macchine fotografiche con il rullino, cabine telefoniche, telefoni fissi e giochi all’aria aperta. Ma si sono adattati rapidamente alla rivoluzione digitale, accogliendo internet e le sue evoluzioni, i telefoni cellulari diventati smartphone e infine i social media.
Questa doppia appartenenza li ha resi particolarmente versatili. Hanno sviluppato una mentalità flessibile. Sono in grado di comprendere sia il valore della comunicazione tradizionale che l’immediatezza del digitale. Questa caratteristica ha influito anche sul loro approccio al lavoro, ai consumi e alle relazioni, rendendoli un ponte tra passato e futuro.
Nonostante i luoghi comuni che li bersagliano – dalla passione per il caffè americano alla dipendenza dai social – la loro vera caratteristica distintiva è la capacità di adattamento. Hanno vissuto una transizione epocale. Da questa ne sono usciti più resilienti, aperti al cambiamento e pronti a reinventarsi. Il loro percorso non è ancora concluso: come generazione ponte, continueranno a essere un punto di riferimento per il mondo che verrà.
Prima foto in alto: Helena Lopes / Unsplash