L’ultimo regalo

28 Febbraio 2017

Luis ride nervoso. La paura che invade tutto il corpo e scorre nel suo sistema nervoso è visibile, come il filo contorto blu di un fiume su una mappa. «Sei sicuro? Perché non provi a fuggire? Cos’hai da perdere?» gli chiede Oscar, a voce bassa, anche se nella cantina in cui sono scesi nessuno può sentirli. Luis getta il mozzicone della sigaretta e lo schiaccia con la scarpa. Un tempo non lo avrebbe mai fatto, è sempre un stato un maniaco dell’ordine. «Ma cosa dici Oscar? Davvero, cosa dici? Dove pensi che possa andare? Credi che esista un posto dove non possano trovarmi?», è quasi un urlo, in cui traspare irritazione e rancore antico. Oscar abbassa il capo, come se cercasse una risposta a terra, vicino al mozzicone. Luis sospira, i muscoli del viso si rilassano gradualmente, sorride sincero, e appoggia una mano sulla spalla di Oscar.

«Scusami, capisco che stai cercando di aiutarmi. Ma stiamo perdendo tempo, tu sai meglio di me che mi uccideranno. E io lo sapevo quando ho parlato con gli agenti, quando ho consegnato le foto che hanno consentito di arrestare il boss. Chissà, questa volta riusciranno a condannarlo». «Perché lo hai fatto?». «Non lo so. Forse perché è la cosa giusta, forse perché qualcuno doveva ribellarsi. Forse perché penso che vi sia qualcosa che assomigli alla giustizia. O forse perché sono solo stanco di vivere. Ma ormai devo solo decidere come morire, spero di non soffrire, tutto qui. Ti devo chiedere un favore». «Qualsiasi cosa». Si guardano negli occhi. Quanto si sono odiati negli ultimi cinque anni dopo essere stati amici fin da bambini? In due occasioni hanno fatto a pugni, con violenza, hanno rischiato di uccidersi. Poi semplicemente hanno cessato di parlarsi, cambiavano strada quando si incontravano. Luis abbassava lo sguardo quando vedeva arrivare Oscar che teneva la mano di Maria. «Qualsiasi cosa» ripete Oscar. «Porta via Maria, portala lontano. Qualcuno potrebbe dire agli uomini del boss che sono innamorato di lei… no, scusa, che ero innamorato di lei. Insomma, potrebbero scoprire che stavo con lei un tempo. E potrebbero ammazzarla dopo avermi ucciso. È l’unico legame che ho, portala via, ti prego».

Avevano venticinque anni quando Maria scelse di lasciare Luis e di andare ad abitare nella casa di Oscar. «Perdonami, mi sono innamorata di lui» gli aveva spiegato, seduti su una panchina nella piazza centrale, con Luis che non credeva che stesse succedendo davvero. Che potesse succedere davvero. Dopo dieci anni Luis non l’ha dimenticata, ma forse proprio perché è un uomo solo, ha trovato il coraggio di denunciare il boss. «Sì, la porterò via, stai tranquillo» risponde Oscar. Luis si copre il viso con le mani e piange. Oscar gli tocca una spalla. «Scusami, non voglio apparire ridicolo, proprio di fronte a te. Ma mi spiace morire. A me piaceva vivere, anche se non lascio nessuno a piangere la mia scomparsa». Oscar si passa una mano tra i capelli e tocca di nuovo Luis su una spalla: «Aspettami qui. Vado a preparare il viaggio, però voglio che Maria venga a salutarti. È giusto così». «No, è meglio di no». Oscar non gli risponde e sale le scale. Dopo un’ora Oscar sta sistemando una pistola e della biancheria in una valigia. Prova a non pensare a cosa sta succedendo nella cantina. Sente lo stesso dolore di quando durante una rissa gli ficcarono un coltello nel ventre. Ma l’idea è stata sua. «È giusto così» ripete a se stesso.

È stato Oscar a dire a Maria di andare, se voleva, a salutare Luis per l’ultima volta. E, sempre se lo desiderava, di fare l’amore con lui, prima che gli uomini del boss eseguano la condanna a morte. Maria non ha risposto, lo ha solo baciato su una guancia. Ora prova a non pensare a ciò che sta avvenendo nella cantina. Compare Maria, non le chiede nulla, lei lo bacia di nuovo sulla guancia e gli dice: «Andiamo via, presto». Nella cantina Luis è ancora nudo, steso per terra, fissa il soffitto e vorrebbe che fosse già domani, quando arriveranno gli uomini del boss. Il giorno dopo esce sul viale principale e chiede ai pochi che sono ancora per strada di andarsene, perché quello non è un posto sicuro. Non ne ha mai usato uno, ma tiene in mano il fucile che gli ha lasciato Oscar. Se si presentasse disarmato, lo prenderebbero vivo. Li vede arrivare, comincia a sparare. Rispondono al fuoco, la morte è rapida. Nella stanza di un motel, a centinaia di chilometri, oltre il confine, Luis e Maria si svegliano come se avessero sentito il rumore degli spari.

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