Put your hands up

29 Ottobre 2018

In pista ragazze asiatiche con fidanzati ubriachi; altre si guardano intorno e cercano occidentali con magliette troppo strette o troppo larghe; altre ancora applaudono camerieri che accendono la fiamma sul bicchiere, rituale di un cocktail coreografico. Un inglese grosso come un toro, braccia tatuate, squadra la bottiglia di whisky, barcolla, senza motivo spintona un cinese. In pochi secondi lo circondano sei vestiti di nero: sono quelli della sicurezza della discoteca Red Devil. Lo trascinano via.

Un giovane thai con pizzetto, tuta Adidas e canotta dei Golden State dal palco, vicino al dj, urla di alzare le mani, put your hands up, rimbomba una versione velocizzata di Despacito. Sparano sulla mandria che balla una raffica di fumo freddo. Giovanni e Flavio, due ragazzi italiani, da una settimana sono a Pattaya: sarebbero dovuti restare tre giorni ma hanno cambiato i piani perché, si sono invaghiti di due thai conosciute al Red Devil. Le stanno aspettando anche questa sera, Giovanni chiede alla cameriera altre due vodka e Red Bull; un signore che avrà 65 anni, pantaloni bianchi, camicia a fiori, scarpe Puma e capelli ormai solo dietro la nuca, ma lunghi e raccolti in un codino, sale sul palco, dove già ci sono due asiatiche e un giovane indiano, e danza, quasi posseduto ma sorridente, con la versione anabolizzata di un brano di Ed Sheeran. Ha la pancia, ma si muove bene, segue il ritmo, mulina le braccia e saltella sulle gambe.

Va avanti così per 20 minuti, il tizio con il microfono gli dà un cinque, il dj ride. Giovanni prende Flavio per un braccio: «Lo vedi, il vecchio? C’è anche stasera». «Chissà che prende», «Però balla bene», «Ma no, dai è patetico, alla sua età fa il buffone», «Che c’è di male? Linda mi ha detto che abita qua, lo vede sempre al Red Devil, non dà mai fastidio. Magari ha lavorato una vita, che ne so, come fruttivendolo o infermiere, e adesso che è in pensione, invece di restare davanti alla TV, sta qua e si diverte», «Io spero di non ridurmi così. Ah, guarda sono arrivate Linda e Guen». Il tizio con il codino smette di ballare e di sorridere, guarda lo schermo di un cellulare di vecchio tipo pagato 300 baht, si fa scuro in volto ed esce.

Fuori, vicino a ragazze vestite da studentesse che invitano chi passa a entrare in un go go bar, il tizio con il codino fa una telefonata: «Mi hai cercato?». Aggiunge poco dopo: «Lo sai che è una linea sicura, parla tranquillo». Sospira, allontana con una mano una vecchia scheletrica che vorrebbe vendergli scorpioni fritti: «In Libia? Ma siamo sicuri che vuole colpire gli impianti del nostro Paese? Sì, lo so che non mi chiameresti se non fosse una cosa seria. Va bene, parto domani, fammi trovare le armi». Rimette il telefono in tasca e chiama la vecchia, acquista una manciata di scorpione fritti e li mangia pensieroso. Per una settimana Giovanni e Flavio non vedono più il tizio con il codino.

Nel frattempo, su una collina, in un punto senza padroni della Libia, l’uomo con il codino guida un pick-up, sul sedile del passeggero ha un’arma di precisione, nel retro una mitragliatrice. Si ferma, scende, dall’alto osserva alcune auto. Vicino ci sono uomini che parlano e consultano una mappa, armati. Dall’alto l’uomo con il codino solleva l’arma di precisione, prende la mira e inquadra il più calmo e anziano. Spara, ma proprio un attimo prima l’obiettivo si piega per recuperare il telefono che gli è caduto. «Merda, grandissima merda» dice l’uomo con il codino. Il gruppo lo vede, sollevano le armi e cominciano a sparagli. Resta immobile e prende di nuovo la mira, ma l’obiettivo ormai si è nascosto dietro uno dei veicoli. Gli altri corrono verso di lui, l’uomo con il codino va verso il retro del pick-up ma non prende la mitragliatrice, con calma recupera un bazooka e colpisce il veicolo dietro cui si è nascosto l’obiettivo. Esplosione, missione compiuta, ma quelli si stanno avvicinando. Si affida alla mitragliatrice, «put your hands up» urla.

Quattro giorni dopo il tizio con il codino – bermuda bianchi e maglietta Lao Beer – entra al Red Devil, quelli della sicurezza lo abbracciano; l’inglese tatuato viene di nuovo portato fuori ubriaco, Giovanni e Flavio controllano sullo smartphone cosa sta facendo la Roma. Il tizio con il codino si guarda sorride: «Nulla è cambiato». Sale sul palco e balla. «È tornato, il vecchio pancione è tornato» dice Flavio a Giovanni. «Put your fucking hands up» grida quello con il microfono.

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