Local Noise – Intervista ai NightRaid

31 Maggio 2018

Siete insieme dal 2013. Come nasce la band?
Tutto è iniziato tutto nell’estate 2013 con il cantante Andrea Cocciglio che pensò di formare una band hard-rock/hard’n’heavy nella più classica delle formazioni: voce, due chitarre, basso e batteria. Viene così contattato Alessandro Assogna (chitarra) e quindi abbiamo cercato persone con la voglia di divertirsi nel suonare un po’ di sano rock’n’roll. Nel giro di qualche mese, una volta trovati tutti i componenti, ci siamo messi a suonare in sala prove cover di band e artisti famosi, come, AC/DC, Ozzy Osbourne, Alice Cooper, Motorhead e altri della scena hard-rock/metal di quel periodo. Tranne Alessandro Assogna e Andrea Cocciglio, la formazione è cambiata più volte fino ad arrivare a fine 2014 alla line up definitiva, cioè quella attuale, con l’ingresso in ordine di tempo di Leonardo Paluzzi al basso, di Andrea Assogna (figlio di Alessandro) alla chitarra solista e di Andrea “Uora” Frabotta alla batteria.

Siete nati come gruppo cover, per passare poi a comporre pezzi vostri. Da cosa traete ispirazione e come nascono i vostri brani?
Come tutte le nuove band, si inizia proponendo cover di gruppi più o meno noti, anche per conoscersi e cercare di fondere i gusti musicali di ciascun componente. Per quanto ci riguarda, il nostro obiettivo era sin dall’inizio comporre brani nostri e cercare di ottenere un nostro sound. Tutto nasce dalle chitarre di Alessandro e Andrea e da riff che nascono spontaneamente, in sala prove, a casa, o canticchiandoli in vari momenti della giornata… e poi di corsa con la chitarra in mano per non dimenticarli! Da lì si parte con la costruzione di una linea melodica e si aggiungono gli altri strumenti fino ad arrivare al pezzo musicalmente finito. Per ultimo, ma non certo per importanza, il nostro cantante scrive il testo. Siamo una band che va dai 20 anni del chitarrista e dai 26 del bassista fino ai “vecchiacci” di 50 anni e questo è molto stimolante in quanto, pur avendo di base gusti musicali simili, nascono idee diverse tra loro e quindi molto materiale su cui poter lavorare.

Proponete un heavy metal “storico”, ma cantato in italiano. Come siete riusciti a sposare questi due elementi?
Dopo un anno dalla formazione del gruppo, abbiamo registrato la nostra prima demo di quattro pezzi di puro hard-rock con testi in italiano. Questa dei testi in lingua madre è una scelta dettata dal piacere nell’ascoltare band che hanno fatto la storia dell’hard-rock/metal nostrano, come Strana Officina, Timoria, Pino Scotto. Scrivere in italiano non è facile e la maggior difficoltà risiede nel coniugare il significato del testo con la musicalità stessa della lingua, inserita in un genere non propriamente italiano. Tuttavia, il nostro obiettivo è raccontare qualcosa che sia più comprensibile e interpretabile ed esprimerlo nella lingua in cui pensiamo, fondendo musicalmente il tutto con varie influenze che vanno dal blues all’hard’n’heavy di stampo anglo-americano. È sicuramente una scelta non facile e forse poco “mediatica”. Non abbiamo la presunzione di affermare di esser riusciti a sposare questi due elementi, ma a noi piace così!

Dopo un demo del 2014, nel 2017 è uscito il vostro primo disco, Indians. Ce ne parlate?
Per una band underground come la nostra, pubblicare il primo disco è motivo di grande soddisfazione e orgoglio e Indians è un disco che ci rappresenta sotto molti punti di vista. È nato tutto molto spontaneamente, componendo un pezzo dopo l’altro senza dirci “ok da oggi iniziamo a scrivere pezzi per un disco”. Dopo un paio di anni passati a provare, comporre e fare live (che poi è ciò che ci soddisfa di più) abbiamo deciso di unire i nostri pezzi in un disco. Non è un concept album, ma c’e’ un filo conduttore che unisce tutti i brani. Il titolo non è casuale e l’immagine in copertina è un indiano d’America che ci guarda come per dire “Ma che cacchio state combinando?!”. L’album affronta vari argomenti che raccontano le debolezze dell’essere umano, le sue contraddizioni, le speranze e il rapporto (purtroppo malsano) che abbiamo con il pianeta che ci ospita. Abbiamo cercato di ricreare quelle sonorità heavy un po’ vintage, con qualche riferimento a sound più moderni. Il disco è composto da otto nostri brani e una cover di Pino Scotto. Lo abbiamo registrato, mixato e masterizzato ai Busthard Studios di Terni e pubblicato a giugno 2017 con LM Records.

Un sogno nel cassetto?
Non è propriamente un sogno nel cassetto ed è quello di suonare il più possibile live. Il sogno in realtà è un altro: tra cento anni, fare da gruppo spalla ai Motorhead.

Tre canzoni chiave  (non necessariamente vostre) per voi?
Highway to hell degli AC/DC; Ace of spades dei Motorhead; Dio del Blues di Pino Scotto.

Progetti per il futuro?
Stiamo lavorando a nuovo materiale, abbiamo già un paio di brani inediti e vorremmo uscire con un nuovo singolo e relativo video. Lo scopo principale è sempre divertirsi come bambini, poi chissà… un brano dopo l’altro uscire pure con il secondo album!

Eleonora Anzini

NIGHTRAID
Andrea Cocciglio: voce
Alessandro Assogna: chitarra
Leonardo Paluzzi: basso
Andrea Assogna: chitarra
Andrea “Uora” Frabotta: batteria

CONTATTI
www.facebook.com/nightraidtr

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