eric clapton tears in heaven

Non potrò stare in paradiso con te

8 Luglio 2021

La musica ha un grosso potere: quello di amplificare tutte le nostre sensazioni, facendoci emozionare. Se non hai mai versato neanche una lacrima ascoltando Tears in Heaven di Eric Clapton, sei veramente una persona priva di sentimenti.

Il 20 marzo 1991 Conor Clapton, di appena quattro anni, precipita da una finestra del Galleria Condominium, uno dei più raffinati e lussuosi edifici di Manhattan, situato sulla 57th Street. Il piccolo Conor era nato dalla relazione del chitarrista con la showgirl Lory Del Santo. Esattamente “quella” Lory Del Santo, l’autrice della web series The Lady di cui magari un giorno Riccardo nella vi parlerà nella sua rubrica Show.

Conor stava giocando a nascondino con la sua governante. Andò a nascondersi in una delle camere da letto che l’addetto alle pulizie aveva appena finito di sistemare e dove, per far arieggiare la stanza, aveva lasciato aperta una finestra. Si sa che i bambini sono curiosi: Conor voleva esplorare il mondo, ma si sporse troppo e precipitò finendo sul tetto della New York Genealogical and Biographical Society, morendo sul colpo.

Tears in Heaven: dalla tragedia alla gloria

Se la tragedia fosse successa qualche anno prima, Clapton avrebbe affondato i suoi dolori nell’alcol e nella droga. Infatti, Eric era famoso non solo per i suoi dischi e per i suoi assoli, ma anche per il un lungo periodo autodistruttivo. “Non mi sono suicidato solo perché da morto avrei dovuto smettere di bere”, disse una volta. Ma quelle brutte abitudini ormai facevano parte del passato.

Saggiamente, decise di estraniarsi dal mondo intero e trasferirsi su un’isola dei Caraibi in compagnia della sua chitarra. Nel 1993 Tears in Heaven fu premiata con tre Grammy Awards e pubblicata sia come singolo che nell’album Rush, progetto discografico realizzato per il film Effetto allucinante. Nonostante il pezzo rispecchi il suo dolore interiore, per il testo si fece aiutare da Will Jennings, che nel corso della sua carriera aveva scritto testi per una vasta gamma di artisti. Rolling Stone ha inserito la canzone al 362° posto tra le 500 migliori canzoni di sempre.

Ricorderesti il mio nome se ci incontrassimo in paradiso? Mi terresti la mano se ti vedessi in paradiso? Devo essere forte e andare avanti”. Ora che hai conosciuto meglio la storia di Tears in Heaven, su, dai, versala una lacrimuccia, dai! Non avrai mica il livello di empatia come quello di Theodore Robert Bundy, vero?

Per chi volesse saperne di più consigliamo:
Jeff Buckley, Hallelujah
Adele, Someone like you
Nine Inch Nails, Hurt