massaggio tantrico

Sex Signs – L’esperienza del massaggio tantrico

10 Dicembre 2020

Cari amici, oggi vi voglio raccontare una mia recentissima esperienza, ma forse il termine più giusto è viaggio. Ma andiamo per gradi e le premesse sono d’obbligo.

Il mio corpo è composto per il 70% di cinismo, il resto sono libri, articoli di ogni genere e tante, ma tante cosette scientifiche: nelle mie vene non scorre sangue ma cellulosa. Potrei parlare per ore di pavimento pelvico o induratio penis plastica, ma da buona consulente sessuale con la testa perennemente nascosta tra pile di scartoffie, poco ho ampliato la mia personale conoscenza del corpo che esulasse dalla cura nel senso scientifico del termine.

Negli ultimi tre anni ho scoperto con mia grande sorpresa che la vita ti propone le novità di cui hai bisogno. E così è arrivata Manar, una nuova consulente nella mia azienda che, durante i colloqui iniziali, mi ha spiegato di essere un’esperta di massaggio tantrico. Mi sono finta completamente padrona dell’argomento: il titolare di una azienda che si occupa di benessere sessuale non può di certo mostrare il fianco ad una nuova dipendente.

massaggio tantrico

In seguito ci siamo confrontate sui nostri mondi e la voglia di provare questo tipo di massaggio mi ha sopraffatto, così sono finita nel suo studio. Descrivere le sensazioni provate non è facile: è stato come un ritorno al grembo materno, essere cullati tra mani calde che ti toccano non solo la pelle, ma molto più in profondità, accarezzando ricordi nascosti. Il tempo si è fermato, il traffico e il caos di Roma ormai lontani. Nessuna malizia nell’essere nuda e così esposta alle cure di una persona che quasi non si conosce: la nostra cultura ci impone una simile concessione soltanto con il partner, e non sempre aggiungerei, ma cosa possono contare le convenzioni sociali in un luogo dove lo spazio e il tempo perdono di significato?

Non riesco a dire altro di quei momenti, ma forse quello che ho visto dopo è ancora più importante. Sulla strada del ritorno ho dovuto mettere il navigatore. Nulla di strano direte. Invece no! Quel chilometro da percorrere dallo studio fino alla metropolitana era tutto nuovo, non riconoscevo nulla, come se i palazzi lungo il percorso fossero appena sorti, erano più colorati, nuovi negozi, nuovo tutto, insomma è stato come essersi svegliati da un lungo torpore.

La sensazione non è passata nelle ore, ma è solo mutata nelle sfumature. Per farvi un paragone, è stato come sentire tutti i sentori del vino, ogni sorso una nota differente. Il racconto del mio viaggio per il momento termina qui, ma chissà che non aggiungerò nelle prossime settimane nuove tappe di questo itinerario tra i sensi.

Raffaella Ludovica Cucchi

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