Quanto sono lunghi 108 anni? Quanto può essere messa alla prova la fedeltà di un tifoso verso la propria squadra? Una risposta efficace è sicuramente: Chicago Cubs.
Se segui il calcio, e nello specifico hai sofferto tifando Arsenal dal 1971 al 1988 o Inter dal 1989 al 2006, la tua astinenza da campionati vinti rispetto a quella che hanno passato i fan dei Chicago Cubs di baseball ti farà sicuramente sorridere. Gli “orsetti” sono stati 108 anni senza vincere il titolo MLB. Dal 1908 al 2016. Più di un secolo. Nel mezzo, due guerre mondiali, una guerra fredda, un 11 settembre e una globalizzazione. E loro sempre lì, nello storico Wrigley Field o in trasferta, a battere e correre per esorcizzare una delle “maledizioni” più lunghe nella storia dello sport.
Qualcuno, da un punto di vista italiano o europeo, potrebbe dire: e allora? Quante squadre non vinceranno mai nulla? Sì, ma questa è l’America. Non ci sono le retrocessioni. Il sistema delle leghe professionistiche dà a tutti la possibilità di arrivare al top. È solo una questione di fare le scelte giuste e perseverare.
Poi, però, ci si mette il caso. Ci si mettono tante cose, in realtà. A maggior ragione nel tradizionalista e scaramantico baseball. Dove la struttura del campionato rende già difficilissimo vincere il titolo per due anni di fila o anche solo qualificarsi ai playoff. I Boston Red Sox hanno atteso 86 anni per ripetersi, dal 1918 al 2004: la “Maledizione del Bambino”, cioè Babe Ruth. I Cleveland Indians sono in striscia aperta dal 1948.
1908-2016: la maledizione dei Chicago Cubs
Quella di Chicago è nota come la “Maledizione di Billy Goat”. World Series del 1945. Billy Sianis, proprietario della Billy Goat Tavern, viene allontanato dagli altri spettatori: la capretta Murphy, che porta sempre con sé, puzza troppo. Offeso e infuriato, lascia il Wrigley Field scagliando l’anatema: “Non vincerete mai più!”.
Da allora per i Cubs, che già non vincevano da 37 anni, anche solo avvicinarsi al titolo divenne un’impresa. E quando sembrava che riuscissero a spezzare l’incantesimo, sono successi episodi assurdi in momenti cruciali, che hanno girato l’inerzia a favore degli avversari. Come l’invasione di campo di un gatto nero nel 1969; o tale Steve Bartman che intercetta dagli spalti una palla ancora giocabile, nel 2003, con i Cubs a un passo dalla finale.
Succede allora che diventi perdente ma simpatico, accoppiata maledetta. E tifare Cubs uno stato mentale, un modo di essere. Come l’Inter di Ronaldo o l’Arsenal di Febbre a 90°. Eddie Vedder ti ci dedica pure una canzone, All The Way. Il film Ritorno al futuro II ci scherza su (e sbaglia il pronostico di un solo anno…).
Fino a quando, dopo migliaia di tifosi Cubs nati e morti senza aver potuto festeggiare un titolo, non si decide che perdere può bastare. Nel 2016 la squadra è forte davvero. E fa una gran cavalcata fino a gara 7 della World Series. A Cleveland contro gli Indians, quelli che non vincono dal ’48, ai Cubs manca un solo out. Un avversario batte una palla debole e Chris Bryant va a raccoglierla. Sul suo volto appare un sorriso. La storia passa dalle sue mani, ma Chris è sereno. È sufficiente un facile tiro in prima base a Anthony Rizzo. Una frazione di secondo e sarà titolo. Anthony la prende nel guanto, è out! Esplosione di gioia. 108 anni non sono mai stati così brevi.
Foto in alto tratta da Cubbiescrib.com
Foto al centro tratta da Bleedcubbieblue.com