Turnaround – Amalia Gré, “Beige”, la recensione

28 Ottobre 2020

Amalia Gré, artista creativa dalla voce elegante ed emotivamente coinvolgente, con questo nuovo sorprendente progetto torna alle radici jazz, interpretando in modo originale undici classici senza tempo a partire da Goodbye Pork Pie Hat di Charles Mingus, brano che ha segnato il suo percorso musicale degli inizi.

Sai quando ti innamori di una melodia? È lo standard americano con cui ho cominciato il mio percorso di jazz. Ho detto: questa è la mia vita, la mia strada”, ha ricordato a questo proposito la cantante. Ma il disco non è solo un ritorno alle origini della sua arte, testimonia anche una maturità consapevole che le permette di giocare con le strutture degli standard, modellando liberamente nuove idee, destrutturando le forme originali, sempre nel rispetto della tradizione.

È da questo equilibrio tra passato e presente, tra la bravura tecnica e il pathos emotivo della voce, tra le architetture sonore sapientemente costruite e la scorrevole leggerezza che offre l’ascolto della musica, è da questo incastro perfetto, che nasce la cifra stilistica di Beige: un jazz d’autore capace di coinvolgere l’ascoltatore e di raccontare ancora una volta nuove, affascinanti, storie.

Amalia Gré
Beige (Egea, 2019)

Leggi Anche