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Turnaround – Asterix, “Asterix”, la recensione

20 Gennaio 2017

Gli Asterix sono una band tedesca con base ad Amburgo che ha all’attivo un solo disco dal titolo omonimo. Di lì a qualche mese sulla scia dei Black Sabbath, cambieranno nome nel più accattivante Lucifer’s Friend, guadagnando un buon successo nella nicchia della scena heavy rock.

Siamo all’inizio del movimento che prese il nome di kraut rock: uno straordinario fermento creativo dalle molteplici anime e tendenze, che ha scardinato il modo di fare musica, allargato orizzonti, ridisegnando confini, sperimentando modalità espressive inedite e originali.

All’interno di queste coordinate hanno gravitato decine e decine di gruppi, alcuni divenuti famosi, altri ancora, dalla vita breve ed effimera, o presto dimenticati, ma che meritano di essere sottratti all’oblio. Tra questi ultimi, gli Asterix.

Su una solida sezione ritmica formata da Dieter Horns al basso e da Joachim Rietenbach alla batteria, si incontrano la voce aggressiva di John Lawton (poi con gli Uriah Heep), gli ispirati riff di chitarra di Peter Hesslin e le tastiere mai invadenti ma efficaci di Peter Hechet. È un sound hard rock grezzo ma compatto, potente e melodicamente incisivo, con qualche accenno di progressive, che ricorda le migliori pagine di quegli anni ruggenti.

Asterix
Asterix (Decca, 1970)

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