natale cucina parole

So’ tutti buoni a parole

24 Novembre 2017

Voi non lo sapete ma qui, nella redazione di Move Magazine, fervono i preparativi al fatidico giornale delle feste, un numero che per noi è sempre stato un po’ speciale quasi come lo è per un ristorante imbandire il cenone di Capodanno.

Sarà per questo che l’impaginatore impiega litri di olio di gomito per incastrare tutti gli spazi ed evitare di mettere vicine cose che stanno bene come i cavoli a merenda. I più curiosi chiedono al direttore cosa bolle in pentola, ma siccome lui conosce i suoi polli, fino all’ultimo preferisce tenere cecio e di fronte alle insistenti domande fa il pesce in barile.

I commerciali sono alle prese con gli ultimi clienti: c’è quello vuole fare le nozze coi fichi secchi e senza cacciar quattrini pretende la copertina, quello che dice di aver organizzato l’evento del secolo ma basta lasciarlo cuocere nel suo brodo per capire che è tutto fumo e niente arrosto, quello che quando arriva la fattura fa finta di cascare dal pero ma non sa di aver fatto i conti senza l’oste, quello che capita a fagiolo e si accaparra l’ultima pagina libera, ma soprattutto ci sono quelli che non ci abbandonano da anni perché è proprio vero che gallina vecchia fa buon brodo.

Il grafico nel frattempo riceve un logo in Word, spera che sia una bufala, poi capisce che è inutile provare a cavar sangue dalle rape, lo rifà da capo e prende due piccioni con una fava. Intanto la redazione, per evitare di prendere un granchio o ancor peggio scrivere cose da far ridere anche i polli, ricontrolla minuziosamente i testi, perché tanto c’è sempre qualcuno pronto a coglierci in castagna. L’addetto alla copertina deve mediare tra i gusti di tutti e alla fine tira fuori l’uovo di Colombo con cui salva capra e cavoli.

Io, come al solito, mi accingo a scrivere senza sapere che pesci prendere e inevitabilmente metto troppa carne al fuoco, mi escono articoli né carnepesce che fanno venire il latte alle ginocchia, poi mi ricordo di avere ancora un briciolo di sale in zucca e vergo questo pezzo che, piaccia o no, è pur sempre farina del mio sacco. Ai ragazzi che lo consegneranno raccomandiamo come sempre di andare a tutta birra e di vestirsi a cipolla per non sudare troppo, perché ci teniamo che restino sempre sani come pesci.

Quando infine le copie arriveranno dalla tipografia, pigiate come acciughe nel furgone, a noi verrà la pelle d’oca e se non vi accorgerete che anche questo Natale ce l’abbiamo messa tutta, vorrà dire che avete proprio gli occhi foderati di prosciutto.

Simone Maria Gemini

 

[Questo articolo è pubblicato su Move Magazine #78 – edizioni di Viterbo e di Terni, nella rubrica Foody]