Primo album completato e nuovo videoclip per il terzetto synth pop, tutto viterbese, M.I.G.
Come nasce la band e cosa significa l’acronimo M.I.G.?
La band nasce nell’estate del 2016 dopo una cena a base di sushi, quasi per scherzo. “Facciamo una band pop senza batterista, zeppa di basi elettroniche”: questa è stata l’idea iniziale del progetto. M.I.G. è l’acronimo composto dalle iniziali dei nomi dei tre membri, Marco, Ivan e Gianmarco, anche se cerchiamo sempre un significato più “alternativo” e “raffinato” per darci un tono e sembrare fighi come le vere band. Ma non ci riusciamo senza cadere nella volgarità. Aiutateci!
Come definireste il vostro genere e quali sono le vostre influenze?
Parti dall’elettronica, dalla new wave, dalla musica anni ‘80 e mettici dentro il rock. Confeziona il tutto con il pop ed ecco che esce fuori il nostro genere. Le vere influenze sono numerose, perché abbiamo tutti e tre gusti musicali molto diversi, ma cerchiamo di farle convergere in un’unica direzione, provando a creare qualcosa di semplice ma innovativo.
Parlateci del vostro album di esordio.
Il Paese delle Pannocchie è il frutto di un anno di duro lavoro. Dieci tracce autoprodotte e distribuite sulle principali piattaforme on-line come I-Tunes, Spotify, Google Play. È un album senza troppe pretese, che affronta tematiche importanti ma anche argomenti più leggeri, con l’unico scopo di arrivare dritto all’ascoltatore senza troppi fronzoli e con un pizzico di ironia. L’album parla di aspetti sociali e di argomenti più introspettivi, parla della vita, di come si sta in questo nostro Paese che è ormai diventato un campo di pannocchie, dove se ti distrai un attimo, ti pieghi e rimani fregato.
Ascoltando il vostro lavoro, si nota una forte impronta anni ’80 nel sound. È una scelta voluta?
Assolutamente sì. Gli anni ‘80, nel bene o nel male, ci hanno influenzato. Non è tanto una scelta voluta, quanto uno stato d’essere che ci guida nella composizione dei brani. Anche l’insolita line-up senza batterista ricorda un po’ quel periodo musicale in cui regnavano i synth e l’elettronica.
Avete da poco pubblicato il vostro primo videoclip.
Il video di Giuda è stato girato da Davide Maria Paolucci con la collaborazione di Simone Schiralli per quanto riguarda il montaggio. È stato scelto questo brano perché è quello che rappresenta maggiormente la band dal punto di vista del sound. Il tema affrontato è l’amicizia tradita, vista attraverso gli occhi del più grande traditore della storia: Giuda. Nel video ci sono molti riferimenti visivi agli anni ‘80 e anche una citazione del video di una band famosa. Vediamo se lo riconoscete…
Dino Manoni
M.I.G.
Marco Tonetti: voce, synth, programming
Gianmarco Maggini: chitarra
Ivan Puleggi: basso
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