A suon di riff e con l’eredità dei Black Sabbath nel cuore, andiamo a Bolsena per fare la conoscenza di una delle band più interessanti dell’attuale panorama rock della Tuscia: i Lord Woland.
Partiamo dalla storia del gruppo. Come nasce la band? Cosa significa il nome Lord Woland?
Era il freddo dicembre 2014 quando Nicola e Glauco, armati di scafandro, trovarono un antico tempio etrusco nelle profondità del Lago di Bolsena. Sull’umido altare in onore al dio Funfluns giacevano le tetre litanie in onore del suddetto spirito caprino, le stesse che avrebbero trafugato per formare una band insieme al batterista Francesco, apparso per l’occasione nelle sembianze di splendido tritone. Il nome Woland fu una scelta obbligata: tale è l’epiteto del belzebù nelle sue più recenti apparizioni.
Quali sono gli artisti o band che più hanno influito sulla vostra formazione?
La nostra passione per il rock’n’roll ha intaccato profondamente la visione degli antichi canti sopracitati, in particolare la fede negli anglofoni Black Sabbath e la loro maestria del riff. Continuando nell’ombra della loro statura, siamo passati nello stoner rock dai Kyuss agli Sleep, per poi tornare indietro ai maestri del dedalo King Crimson, cercando umilmente di contaminare la nostra semplicità con la visione d’insieme del loro progressive.
Parlateci del vostro ep d’esordio, BeLOW.
Siamo stati accolti sotto l’oscura ala del magister Matt Casciani, che con la sua etichetta Mother Fuzzer Records di Dublino ha finanziato e curato l’uscita del nostro ep. Abbiamo registrato il tutto in presa diretta al Big Pine Creek Studio di Parma, sotto l’attento sguardo del maestro Carlo Izzo, che ci ha procurato i più grandi e rabbiosi amplificatori esistenti. I brani sono crudi e senza fronzoli, impreziositi dalla malinconia di chi è rimasto sott’acqua per troppo tempo.
È uscito il video del brano Woland’s Hall. Parlateci del brano e del video che lo accompagna.
Il video è opera della magistrale Silvia Carotti, che ha sapientemente scelto le scene più inquietanti dei film horror anni ’40 in un caleidoscopico turbinio di facce sorridenti. Il brano che lo accompagna, Woland’s Hall, è la rivisitazione di un’antica storia etrusca, sorprendentemente simile a Il Maestro e Margherita di Bulgakov, dove viene narrata la vicenda di una giovane strega che trova la propria libertà togliendosi di dosso gli ingombranti vestiti del proprio spirito.
A cosa vi state dedicando attualmente? Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati di raggiungere in futuro?
Stiamo lavorando sui nuovi brani, cioè all’arrangiamento degli antichi canti. Sarà un lavoro lungo e tortuoso a causa di alcune antiche maledizioni che gravano su di noi, quali la leggendaria Tendinite, ma riusciremo senz’altro a portare avanti il nostro compito anche questa volta. Come obiettivo futuro speriamo di morire giovani e belli.
Dino Manoni
LORD WOLAND
Nicola Girella: chitarra
Glauco Fantini: basso e voce
Francesco Angiolini: batteria
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www.facebook.com/lordwolandband