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Pitture sulla guerra di Troia nel “salone nero” di Pompei

11 Aprile 2024

Un ambiente da banchetto definito “salone nero”, dall’elegante colore delle sue pareti decorate con soggetti mitologici ispirati alla guerra di Troia. È questa una delle recenti scoperte durante gli scavi in corso nel Parco Archeologico di Pompei (NA), precisamente nell’insula 10 della Regio IX di Pompei, oggi completamente visibile in tutta la sua maestosità.

In tale salone si respirava un alto tenore di vita. Lo testimoniano l’ampiezza dello spazio, la presenza di affreschi e mosaici databili al III stile, la qualità artistica delle pitture e la scelta dei soggetti. Il tema dominante sembra essere quello dell’eroismo, per le raffigurazioni di coppie di eroi e divinità della guerra di Troia, ma anche del fato e al tempo stesso della possibilità, sovente non afferrata, che l’uomo ha di poter cambiare il proprio destino.

Oltre a Elena e Paride, indicato in un’iscrizione greca tra le due figure con il suo altro nome di Alexandros, appare sulle pareti del salone la figura di Cassandra, figlia di Priamo, in coppia con Apollo. Nella mitologia greca Cassandra era conosciuta per il suo dono di preveggenza e per il terribile destino che le impedisce di modificare il futuro. Nonostante la sua capacità di vedere oltre il presente, nessuno credeva alle sue parole. Ciò a causa di una maledizione che Apollo le infligge per non essersi concessa a lui. E dunque non riuscirà a impedire la tragica fine di Troia, che aveva predetto. Dopo aver subito uno stupro durante la presa della città, finirà come schiava di Agamennone a Micene.

La presenza frequente di figure mitologiche nelle pitture di ambienti di soggiorno e conviviali delle case romane aveva la funzione sociale di intrattenere gli ospiti e i commensali, fornendo spunti di conversazione e riflessione sull’esistenza.

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Foto © Parco Archeologico Pompei fornite da Ufficio Stampa MiC

Il “salone nero” di Pompei: l’ambiente e le decorazioni

Spiega il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel: “Le pareti erano nere per evitare che si vedesse il fumo delle lucerne sui muri. Qui ci si riuniva per banchettare dopo il tramonto. La luce tremolante delle lucerne faceva sì che le immagini sembrassero muoversi, specie dopo qualche bicchiere di buon vino campano. Le coppie mitiche erano spunti per parlare del passato e della vita, solo in apparenza di carattere meramente amoroso. In realtà, parlano del rapporto tra individuo e destino”.

Il salone misura circa 15 metri di lunghezza per 6 di larghezza. Si apre in un cortile che sembra essere un disimpegno di servizio, a cielo aperto, con una lunga scala che porta al primo piano, priva di decorazione. Sotto gli archi della scala è stato riscontrato un enorme cumulo di materiale di cantiere accantonato. Qualcuno aveva disegnato a carboncino, sull’intonaco grezzo delle arcate del grande scalone del “salone nero”, due coppie di gladiatori e quello che sembra un enorme fallo stilizzato.

L’attività di scavo nell’insula 10 della Regio IX è parte di un più ampio progetto di messa in sicurezza del fronte perimetrale tra l’area scavata e non, di miglioramento dell’assetto idrogeologico. Lo scopo è rendere la tutela del vasto patrimonio pompeiano più efficace e sostenibile. Pompei consta di oltre 13.000 ambienti in 1070 unità abitative, oltre agli spazi pubblici e sacri.

Lo scavo nell’area finora ha restituito due abitazioni collegate tra di loro: casa con panificio e fullonica (lavanderia). Esse prospettavano su Via Nola e le facciate furono già portate alla luce alla fine dell’Ottocento. Alle spalle di queste due case, stanno emergendo in questa fase di scavo sontuosi ambienti di soggiorno affrescati.

Foto © Parco Archeologico Pompei fornite da Ufficio Stampa MiC

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Foto © Parco Archeologico Pompei fornite da Ufficio Stampa MiC