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La sindrome della porta aperta secondo Christian Laiontini

22 Aprile 2021

La cosiddetta sindrome della porta aperta, ossia la tendenza-scorciatoia di ognuno di noi a non investire fino in fondo in un rapporto, tenendosi una via di fuga, è al centro del monologo Hola me llamo Manuel di Christian Laiontini.

L’attore italo-spagnolo, siciliano di origine e madrileno di adozione, ha presentato il suo lavoro, scritto da Luca Basile, per la prima volta in streaming al Superficie Live Show in collaborazione con l’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini di Roma. Giacomo Stallone della band Le Cinture d’Insicurezza ha curato l’accompagnamento musicale alla chitarra.

Al momento Christian Laiontini è impegnato nelle riprese di Sopravvissuti, la serie televisiva di Carmine Elia, con Barbora Bobulova e Lino Guanciale, prossimamente sulla Rai.

Il monologo di Christian Laiontini

Nel monologo Christian Laiontini interpreta Manuel, un ballerino spagnolo, amante dei fiori e delle camelie (i fiori di Coco Chanel). Un uomo adesso sull’uscio di una porta, pronto ad affrontare il suo passato con Esteven. Pronto a raccontare un año de amor, perdonare e perdonarsi. Esteven lo farà entrare? In un crescendo di emozioni e di sensazioni dettate dal sentimento profondo, celato dall’animo umano, il monologo nasce dall’esigenza di avere dei punti fermi, in un momento di grandissima incertezza sia fuori che dentro di noi, nelle relazioni interpersonali.

La paura che porta ad avere una coperta di Linus, un appiglio, che non permette ai rapporti di diventare veri. Hola me llamo Manuel affronta la paura nelle relazioni e la necessità di definirsi con l’altro, a prescindere dall’orientamento sessuale. L’importante non è definirsi sessualmente, ma “definirsi” con chi si ama per poterlo amare, per prendersi le dovuta responsabilità, rispetto alle proprie scelte. Un concetto basilare ma non facile per creare qualsiasi tipo di relazione.  Invece, proprio quando non si ha il coraggio di definirsi, il rapporto diventa morboso e si genera la sofferenza, ma non il coraggio per amarsi.

Foto fornita dall’Ufficio Stampa Stefania Vaghi Comunicazione