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Tampon tax e altre storie di mestruazioni

8 Novembre 2021

In tempi recenti si è molto parlato della proposta di abbassare la tassazione fin qui adottata in Italia sulla vendita di assorbenti igienici femminili, la famosa Tampon tax. Attualmente, infatti, i prodotti destinati ad affrontare le mestruazioni vengono tassati esattamente come quelli di lusso.

Qualcuno sicuramente si ricorda di un meme che gira sui social. Quello con Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena che alla frase “Maestà, il popolo ha le mestruazioni” risponde “Che usino i tartufi!”. Goliardia ineccepibile sull’IVA infinitamente più bassa sui pregiati funghi, nel ruolo delle proverbiali brioche.

Una donna italiana spende mediamente nella sua vita circa 2000 euro tra assorbenti e salvaslip usa e getta. I costi si abbattono notevolmente qualora si passi ai lavabili o alla coppetta mestruale, soprattutto in termini di inquinamento. Esiste poi una soluzione, a dire il vero poco pratica, trasformata in simbolo di lotta politica.

Si tratta del free bleeding, vale a dire non utilizzare alcun mezzo contenitivo per il sangue mestruale. Questa scelta, per quanto particolare, è alquanto diffusa fin dagli anni ’70 ma è balzata agli onori della cronaca nel 2015 quando, alla maratona di Londra, Kira Gandhi ha corso senza assorbente, incurante dei pantaloncini macchiati ma perfettamente consapevole dell’effetto mediatico del suo gesto.

L’obiettivo in quel caso fu non solo parlare del free bleeding, ma sensibilizzare l’opinione pubblica sul concetto stesso di mestruazione come condizione naturale femminile, ricordare la condizione delle donne senzatetto e del cosiddetto Homeless Period. Ci preme ricordare che le mestruazioni non sono una scelta, tantomeno lo sono i crampi e le cefalee spesso associate. Ne faremmo volentieri a meno: ciò comporta che acquistare gli assorbenti non sia una scelta, ma un obbligo dettato dalla biologia.

Foto: cottonbro / Pexels.com.