Il 23 marzo 2023 il governo italiano ha candidato la cucina italiana come patrimonio immateriale dell’UNESCO. Una sfida storica per la cucina del nostro paese: essere riconosciuta come patrimonio dell’umanità.
Tutto il mondo ama “masticare italiano”
Non siamo solo noi italiani ad amare alla follia la nostra cucina. Da un sondaggio effettuato dal sito TasteAtlas, atlante interattivo online del cibo di tutto il planisfero, nel 2022 la cucina italiana è stata la più votata, superando Grecia, Spagna, Giappone e Francia, che si posiziona al nono posto. Nonostante l’irriducibile campanilismo, la proposta di candidare la nostra cucina a patrimonio culturale immateriale dell’umanità UNESCO mette tutti d’accordo.
Se le cucine di Messico, Corea, Francia e Giappone hanno già ricevuto questo riconoscimento, nella totalità o in parte, non può non esserci quella italiana. Che, tra l’altro, insieme a Spagna, Grecia e Marocco è stata promotrice della candidatura, approvata nel 2010, della Dieta Mediterranea.
L’Italia non è nuova a riconoscimenti del genere. Annovera già sei patrimoni UNESCO legati al cibo. Oltre alla già citata Dieta Mediterranea, ricordiamo l’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani nel 2017, le zone vitivinicole di Langhe-Roero e Monferrato, la pratica agricola antica dei Terrazzamenti dell’Uva Zibibbo importata a Pantelleria dai Fenici e, infine, il riconoscimento legato alla gastronomia di Città Creativa UNESCO per Parma e Alba. Sono in fase di valutazione le candidature del Prosecco e dell’Amatriciana.
L’iter di candidatura: prossima tappa Parigi
Il percorso è iniziato nel luglio 2020 con il sostegno di chef del calibro di Massimo Bottura, Davide Oldani, Antonia Klugmann, Carlo Cracco, Niko Romito e Antonino Cannavacciuolo.
La candidatura è supportata da un comitato scientifico, presieduto dal professor Massimo Montanari, uno dei maggiori esperti di storia dell’alimentazione, e vede la partecipazione di voci autorevoli della cultura enogastronomica del nostro paese, come l’Accademia della Crusca, l’Accademia Italiana della Cucina, la Fondazione Casa Artusi, il Museo della Lingua Italiana di Firenze, l’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, la rivista La Cucina Italiana e molti antropologi e storici dell’alimentazione e della gastronomia, insieme al Ministero del Turismo e al Ministero della Cultura.
A redarre il dossier il professor Pier Luigi Petrillo, che ha già curato le candidature della Dieta Mediterranea e dei Pizzaiuoli Napoletani. Dopo l’approvazione del Governo, il dossier verrà valutato dall’UNESCO entro il 2025. In questo periodo tutta la comunità enogastronomica si mobiliterà per promuovere la nostra cucina con un progetto che unisca territori, chef, contadini e artigiani. Perché questa candidatura vuole sottolineare la relazione strettissima tra cucina e l’identità culturale, la socialità e lo stile di vita nel nostro paese.
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