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Libri – Josè Saramago, “Cecità”, la recensione

7 Aprile 2020

Capolavoro del premio Nobel José Saramago, questo romanzo fantastico racconta di un mondo colpito improvvisamente da un’inspiegabile epidemia che rende gli uomini ciechi.

Come in un incubo, gli uomini precipitano rapidamente nella barbarie, guidati soltanto dall’istinto di sopravvivenza. In breve si cancellano millenni di cultura, spariscono la solidarietà, la convivenza civile, la pietà.

Con la sua visionaria potenza narrativa, Saramago descrive la grande metafora di un’umanità egoista e feroce, incapace di mantenere ogni forma di razionalità di fronte a un evento così sconvolgente. Portando il suo pessimismo fino all’estremo, l’autore fa un ritratto impietoso del nostro mondo, cieco di fronte al male, e del singolo uomo, la cui natura animale viene fuori e abbrutisce quando, in situazioni limite, salta il tappo che la tiene compressa.

Un invito a guardare il nostro tempo e le sue contraddizioni, a fare i conti col buio che ci attanaglia e che ci rende tutti uguali, buoni e cattivi. Tutti uguali perché ugualmente ciechi: “Ciechi che non vedono, ciechi che, pur vedendo, non vedono”.

José Saramago
Cecità
pagg 288. Feltrinelli, 10 euro

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