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I capolavori di Sebastiano del Piombo in un nuovo museo a Viterbo

22 Dicembre 2021

I capolavori di Sebastiano del Piombo conservati a Viterbo, la Pietà e la Flagellazione di Cristo, sono oggi esposti in via definitiva in una nuova struttura museale all’interno di Palazzo dei Priori, sede del comune laziale.

I due grandi dipinti a olio su tavola, realizzati tra il 1512 e il 1525 dall’artista veneto, testimoniano l’amicizia che Sebastiano Luciani detto del Piombo (1485-1547) strinse con Michelangelo, a detta di Giorgio Vasari finalizzata ad alimentare una forte rivalità con Raffaello Sanzio. Inoltre, allo stesso Buonarroti si attribuiscono alcuni studi a carboncino, sanguigna e rialzi a gessetto bianco presenti sul retro della Pietà, segno della collaborazione tra Sebastiano e il celeberrimo maestro toscano.

Dopo essere state conservate a lungo nel Museo Civico Luigi Rossi Danielli di Viterbo, situato esternamente al centro storico, ora le due opere di Sebastiano del Piombo hanno trovato una nuova collocazione nel cuore della città. Il Museo dei Portici, ricavato al piano terra del cinquecentesco palazzo comunale, è uno spazio recuperato e inaugurato a fine 2021 per ospitare, oltre alla collezione permanente, anche eventi ed esposizioni temporanee.

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Sebastiano del Piombo e le sue opere

Nato a Venezia nel 1485 e formatosi nelle botteghe di Giovanni Bellini e del Giorgione, Sebastiano Luciani passò a Roma lavorando per la famiglia Chigi. Ottenne in seguito prestigiose commissioni per la curia papale. Il veneto divenne una figura centrale nel panorama artistico romano. L’epiteto “del Piombo” deriva dall’incarico di piombatore pontificio, alto funzionario della cancelleria apostolica, che ebbe nel 1531.

La Pietà di Viterbo (1512-1516) è considerato il suo massimo capolavoro, nonostante il Vasari ne avesse attribuito l’invenzione e il cartone preparatorio proprio a Michelangelo. Dal punto di vista iconografico, l’opera ha caratteristiche uniche per l’epoca. Infatti, la Madonna non guarda né tocca il Cristo deposto. Quindi, lo sfondo è un paesaggio campestre con ruderi di terme e un abitato cinto da mura. Si tratterebbe della zona termale di Viterbo, già frequentata da Dante Alighieri. Il dipinto, in origine, si trovava su un altare della chiesa viterbese di San Francesco, dove oggi è posta una copia identica.

Anche la Flagellazione di Cristo, ultimata nel 1525, è ritenuta una delle maggiori realizzazioni di Sebastiano del Piombo. Il soggetto è una rivisitazione della Flagellazione, dello stesso autore, presente a Roma nella chiesa di San Pietro in Montorio. Al pari della Pietà, fu commissionata dal facoltoso Giovanni Botonti, chierico di camera di papa Clemente VII. Era una pala d’altare della chiesa di Santa Maria del Paradiso a Viterbo. Anche sul retro di questa tavola compaiono schizzi caricaturali e anatomici, opera dello stesso Sebastiano.

Francesco Mecucci

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