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Visitare un centro di distribuzione Amazon: l’esperienza del tour

6 Dicembre 2023

Visitare un centro di distribuzione Amazon è un’esperienza sorprendente. Soprattutto se ami un paio di determinate attitudini e sensazioni: una è l’organizzazione, l’altra quella specie di bisogno interiore di sentirti parte di qualcosa di più grande. Immagino sia questo uno dei motivi per cui l’azienda di Jeff Bezos organizzi tour guidati per stampa e visitatori: trasmettere il senso del livello organizzativo fuori dal comune con cui tale realtà domina il mondo, insieme all’idea di trovarti immerso in un meccanismo formidabile.

Così, oltre che toglierti la curiosità su come faccia a recapitarti a casa tutto ciò che acquisti, portandoti in giro per il suo stabilimento Amazon vuole veicolare proprio questo: che la logistica è assolutamente centrale nella realtà di oggi. E che, se desideri usufruire di un servizio come l’e-commerce, è indispensabile un’organizzazione che funzioni come il proverbiale orologio svizzero. Dove le persone, ingranaggi sempre essenziali seppur nel mondo dei robot e delle intelligenze artificiali, devono essere perfettamente sintonizzate.

Cesare Alemanni, nel suo libro La signora delle merci, spiega che “le nostre economie dipendono dall’organizzazione di trasporti su distanze enormi e dalla coordinazione di operazioni fisiche e informatiche“. In base a questo, la logistica è la disciplina, nata in antichità a scopi militari e poi diventata scienza manageriale dalla rivoluzione industriale, che dispone tutto ciò per fare in modo che “ogni cosa si trovi nel luogo e nel tempo previsti e che si svolga nel modo più fluido e coerente possibile“. Come? Attraverso infrastrutture, mezzi di trasporto e tecnologie ICT, nel segno dell’efficienza.

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Il centro di distribuzione Amazon di Passo Corese

Il centro di distribuzione di Passo Corese, frazione di Fara Sabina nel Lazio, ben rappresenta la suddetta qualità organizzativa fin dal parcheggio per dipendenti e ospiti, immenso. Precisione e sicurezza sono ovunque: puoi parcheggiare solo in retromarcia; il limite di velocità è 15 km all’ora; le corsie pedonali ti vengono a prendere fin dagli stalli di sosta; devi rispettare un monito generale: in Amazon è proibito correre. In fondo, se ti trovi in un posto dove tutto è pianificato per girare alla perfezione, che bisogno c’è di affrettarti?

La struttura si trova in provincia di Rieti, ma è a due passi dall’uscita A1 di Fiano Romano, che significa Roma nord. Ha una sigla, FCO, perché ogni magazzino è contrassegnato in base al più vicino aeroporto internazionale, in questo caso Fiumicino. Si estende per 65.000 metri quadrati, più o meno come undici campi da calcio. Passo Corese è un centro di distribuzione Amazon sortable, cioè uno di quelli dove si smistano e impacchettano prodotti di piccole dimensioni. Come un libro, una borsa, una cover per smartphone, un frullatore. I centri non-sortable, invece, si occupano dei prodotti più ingombranti.

Entrato nella reception, Giulia, la responsabile delle pubbliche relazioni, viene a prendermi insieme a Filippo, un membro della “leadership” (sorta di coordinatore interno) che mi farà tecnicamente da guida. In meno di un’ora imparerò tutte le operazioni attraverso cui un prodotto viene messo in vendita su Amazon, ordinato dal cliente e spedito a destinazione. Per semplificare prenderò ad esempio un libro. Prima, però, sono necessarie alcune premesse.

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Amazon: dalla rete all’ultimo miglio

Tutta la rete mondiale di Amazon è ispirata da un principio cardine. Quello che spinse Bezos a cominciare a vendere libri dal garage di casa nel remoto (tecnologicamente parlando) 1994: la passione, anzi l’ossessione per il cliente. Uno dei valori di base dell’azienda, insieme a innovazione, eccellenza operativa e visione a lungo termine. Il cliente va sempre al primo posto. Senza la sua soddisfazione, l’intera Amazon non avrebbe ragione di esistere.

Non possiamo permetterci di dormire sugli allori – sottolinea Bezos nel suo libro Inventa e sognaIo ricordo di continuo ai nostri dipendenti che devono avere paura, che devono svegliarsi ogni mattina terrorizzati. Non dalla concorrenza, ma dai nostri clienti. È grazie a loro che siamo diventati ciò che siamo. È con loro che dobbiamo trattare ogni giorno. Ed è nei loro confronti che abbiamo il debito più grande“.

Qualche numero: dal 2011, anno di apertura del primo centro di distribuzione a Castel San Giovanni (Piacenza), Amazon ha investito oltre 16,9 miliardi di euro in Italia (4,3 nel solo 2022), creando 18.000 posti di lavoro a tempo indeterminato (4000 nel 2022), in circa 60 tra uffici e sedi logistiche, da Trento a Catania. Quello di Passo Corese, di rilevanza europea, è uno dei 10 centri di distribuzione sul suolo italiano (occupa 2000 persone). Da qui i camion partono verso 3 centri di smistamento intermedi e 37 depositi finali (delivery station).

Da questi ultimi i corrieri recapitano i pacchi ai clienti, coprendo quello che in mobilità si chiama ultimo miglio. Ciò avviene in collaborazione sia con corrieri nazionali sia con aziende locali. L’ultimo miglio è una fase in cui ormai, in spazi sempre più saturi, si giocano il futuro e l’affidabilità del settore. Secondo il World Economic Forum, entro il 2030 la domanda di logistica last-mile salirà del 78%. Amazon sta sperimentando sempre più soluzioni all’insegna della sostenibilità quali cargo scooter elettrici e, ultima frontiera, droni. In particolare, a ottobre 2023 sono stati lanciati due nuovi hub di micromobilità a Roma e Trento, che si aggiungono a quelli di Milano, Napoli, Genova e Bologna.

Amazon centro distribuzione

Come funziona un centro di distribuzione Amazon

Torniamo alla visita al centro di distribuzione Amazon di Passo Corese e al libro di cui seguiremo il percorso. La prima cosa che salta all’occhio è l’atteggiamento collaborativo tra i lavoratori, indipendentemente dal ruolo. Un aspetto senza dubbio positivo, anche se è fin troppo chiaro che sia l’unico modo per condurre un’attività del genere intrinsecamente “caotica”. Tanto che – questo è importante e ci tornerò tra poco – gli stessi oggetti in vendita non sono immagazzinati per tipologia, ma in maniera casuale.

Fai conto, allora, di acquistare un libro su Amazon da casa o dal tuo smartphone. Cosa succede? Il centro di distribuzione è dove tutto ha inizio, ancor prima dell’ordine. Qui, infatti, sono stoccati i prodotti che trovi sul sito. Il libro, innanzitutto, è stato affidato dal produttore o fornitore ad Amazon, che fa da tramite con il cliente. Nel centro, esso attraversa due grandi fasi: inbound (a sua volta suddivisa in ricezione e stoccaggio) e outbound (prelievo e impacchettamento).

Prima dell’ordine: la fase inbound

Il libro arriva al centro su camion, insieme a milioni di altri oggetti. Viene introdotto tramite nastri trasportatori. I primi che incontrano sono gli addetti alla ricezione. Questi lo descatolano e lo registrano scansionando il codice a barre, come alle casse di un supermercato. Da questo momento il libro è disponibile sul sito. Quindi è collocato in vaschette nere di plastica, dette tote, che una volta riempite salgono al magazzino di stoccaggio al piano superiore, attraverso nastri a chiocciola. Qui è atteso dagli stower, gli addetti allo stoccaggio. Lo estraggono dal tote, lo scansionano di nuovo e lo infilano in un pod, un particolare scaffale giallo, nella posizione suggerita dal sistema (ma possono anche non seguire l’indicazione).

Ecco, questo è l’aspetto più strabiliante di un centro di distribuzione Amazon. Non è la persona che porta l’oggetto allo scaffale, ma è lo scaffale che arriva alla persona, grazie ai robot della tecnologia proprietaria Amazon Robotics. La scena è davvero surreale. Nell’area più interna del magazzino, adeguatamente separata dalla zona di passaggio, tanti scaffali si muovono da soli con inaudita precisione, recandosi direttamente alle postazioni degli operatori. Sembrano taxi che sfrecciano in più direzioni negli incroci trafficati di New York. E se c’è qualche “incidente”, perché d’altronde la perfezione non esiste, entrano in gioco degli specialisti bardati con una divisa di sicurezza dotata di una specie di sistema anti collisione.

Centro di distribuzione Amazon, o del caos ordinato

Con il lavoro degli stower termina la fase inbound. Il libro è ricevuto dal fornitore ed è immagazzinato in Amazon, sia fisicamente che online, pronto a essere acquistato da te. Si trova insieme ad altri libri? Non è detto. Sui piani del pod può essere affiancato dagli oggetti più vari e, sì, anche da altri libri. Come detto prima, i prodotti non sono immagazzinati per categorie merceologiche ma in base allo spazio disponibile, secondo un meccanismo casuale.

Tale sistema si regge, riprendendo il libro di Alemanni, “sull’accettazione del disordine intrinseco della realtà“. Sembra un concetto filosofico, anzi lo è. Ma una suddivisione tipologica finirebbe per sprecare spazio, creando categorie caratterizzate da un continuo viavai e altre pressoché dimenticate, mentre la distribuzione “caotica” si rivela più efficiente. Come si ottiene tutto questo? Grazie ad algoritmi e intelligenze artificiali che determinano con esattezza la posizione e il percorso di ogni articolo.

Se l’infrastruttura fisica sono i nastri trasportatori, quella informatica sono codici a barre e QR che contengono le informazioni univoche per identificare e tracciare ogni oggetto. Il codice a barre non è una novità, visto che risale al 1973. È il sistema di riconoscimento automatico delle merci che ha rivoluzionato l’intera logistica, rendendo possibile l’automatizzazione degli inventari e dell’intera supply chain, così come l’avvento dei container ha reso più efficienti i trasporti intermodali. In tal modo, l’input di un cliente sull’e-commerce si trasforma subito in un processo fisico nei magazzini e nella catena di distribuzione.

Dopo l’ordine: la fase outbound

Torniamo al tuo libro. Una volta depositato dagli stower in magazzino, puoi acquistarlo su Amazon. L’ordine è inoltrato al centro di distribuzione più vicino a dove ti trovi, a seconda della disponibilità. Comincia così la fase outbound: dal magazzino il libro deve arrivare a te che lo hai ordinato. Entrano allora in gioco i picker (addetti al prelievo), separati da pochi metri dagli stower, ma idealmente divisi da una differenza fondamentale: la loro azione è consequenziale agli ordini dei clienti.

Anche i picker “ricevono visita” dagli scaffali che si muovono da soli. I robot spostano il pod che contiene il libro acquistato, che raggiunge una delle postazioni di prelievo. C’è una differenza, però: se lo stower godeva di un certo margine di libertà nel posizionare gli oggetti sugli scaffali, il picker deve prendere esattamente l’oggetto nella posizione indicata dal sistema. Perché si tratta proprio di quello ordinato e non si può sbagliare.

E dunque si ripete la solita procedura: l’addetto scansiona il codice a barre del libro, lo rimette in un tote, scansiona il tote, che prende la via di altri nastri trasportatori e, dai rulli a chiocciola, scende fino all’area di impacchettamento. Cambiando una vocale, dai picker si passa ai packer: essi introducono il libro nell’imballaggio adatto, chiudono il pacco e lo avviano all’etichettatura. Quest’ultima avviene in automatico e in modo che i packer, a tutela della privacy, non possano mai vedere gli indirizzi dei clienti.

Una volta finito insieme ad altri “colli” in alti scatoloni di nome chute, il libro viene trasportato su un camion, il quale lo porta in un centro di smistamento e successivamente in una delivery station. Da qui il tuo libro è ritirato dal corriere per essere recapitato direttamente a casa tua.

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Amazon non si ferma mai

Nel frattempo è giunto al termine anche il mio press tour nel centro di distribuzione Amazon. Dopo aver toccato con mano la complessità e il livello tecnologico e organizzativo, saluto e ringrazio le mie guide per la bella esperienza e riguadagno la tranquillità dell’area di reception e del parcheggio. Man mano l’incessante rumore di fondo dei nastri trasportatori si fa sempre più lontano, ricordandomi tuttavia che là dentro il lavoro continua senza sosta. Perché Amazon è logistica e la logistica muove il mondo.

È chiaro che questo è un tour aziendale e non è tutto oro quel che luccica, ma ai miei occhi i dipendenti che ho osservato mi sono parsi contenti di essere lì a svolgere un lavoro che, in sostanza, è piuttosto “robotico”, meccanico. Amazon è questo, ma non è solo questo. Sono circa 400 i profili professionali impiegati all’interno dell’azienda di Seattle, diventata un colosso mondiale grazie alla capacità di costruire il proprio successo sul connubio tra digitale e logistica e poi di diversificare le attività.

Per cui, sentirsi parte della stessa squadra ed essere responsabili e responsabilizzati è l’unico modo per “sopravvivere”. Briefing, formazione, audit sono continui. Mi spiegano che l’età media degli occupati del centro è 34 anni e che si attua una job rotation per evitare l’eccessiva ripetitività di un sistema che non può non ricordare la catena fordiana di montaggio. Per dirla con lo stesso Bezos, “sappiamo che il nostro successo dipenderà in larga parte dalla nostra capacità di attirare e mantenere una base di dipendenti motivata, ciascuno dei quali dovrà pensare come un titolare, e dunque esserlo di fatto“.

Prima di salutare il basso ed estesissimo edificio bianco e grigio che caratterizza il paesaggio circostante, con l’inconfondibile freccia arancione che sorride, è da ricordare che il centro promuove anche attività di responsabilità sociale e ambientale nei confronti del territorio. In particolare, nell’ambito del programma di forestazione urbana Parco Italia che metterà a dimora di 70.000 alberi entro il 2024, spicca di Monterotondo, a non molti chilometri da qui, che prevede 3766 alberi da piantare in un’area di 4 ettari. Perché alla fine, è bene non dimenticarlo, tutti viviamo sullo stesso pianeta.

Francesco Mecucci

Si ringraziano Giulia Pescara e il Team PR di Amazon per la gentile collaborazione e le immagini
La seconda, terza e ultima foto dall’alto sono state scattate dall’autore

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