il tempo umano giorgio nisini

“Il tempo umano” di Giorgio Nisini, la recensione di Angelo Deiana

11 Maggio 2020

È da poco uscito in libreria il nuovo libro di Giorgio Nisini, scrittore che si fa attendere dai lettori e che non delude mai le aspettative.

Sono passati cinque anni dal suo ultimo romanzo, La lottatrice di sumo (Fazi), ma devo dire che anche stavolta è valsa la pena presentarsi all’appuntamento dopo così tanto tempo. Il libro viene pubblicato in un momento molto particolare, in piena pandemia Covid-19, e proprio per questo è bene parlarne e darne notizia, perché è un gioiello di cui sarebbe davvero un peccato perdere le tracce tra librerie prima aperte e poi chiuse, autocertificazioni, beni di prima necessità e dibattiti sterili. Il tempo umano, questo il titolo, pubblicato da HarperCollins per volere del nuovo direttore della narrativa Carlo Carabba, ha il peso specifico di 427 pagine che volano via in un batter d’occhio, perché una volta che si inizia a leggere è davvero impossibile staccarsi dalla storia per dedicarsi alle beghe della quotidianità. Nisini è riuscito a creare un intreccio incredibile tra eros e filosofia, mistero e psicologia. Un romanzo a trecentosessanta gradi che guarda alla grande letteratura internazionale e che ha una dimensione certamente in grado di arrivare a un pubblico vasto oltreconfine.

Si diceva del rapporto distorto tra pagine reali del libro e tempo di lettura. Già questo è un indizio che ha a che fare molto con uno dei temi portanti del romanzo e che dà il titolo al libro: il tempo. Ci accorgiamo ancora una volta, insomma, di quel labilissimo confine bergsoniano tra tempo reale e tempo percepito. Ed è proprio intorno a questo concetto (e molti altri di cui parleremo) che si sviluppa l’intera vicenda di Tommaso Serradimigni, il protagonista de Il tempo umano.

Tommaso è un insegnante universitario. Durante un suo corso di letteratura si innamora di Beatrice, studentessa modello e figlia di Alfredo Del Nord, l’imprenditore che ha fondato la Dea Nigra, una delle più importanti aziende internazionali di orologi di lusso. Ma questa relazione non dura molto, perché tra lei e Tommaso si frappone Maria, la sorella di Beatrice, da cui il protagonista si sente irrimediabilmente attratto. Scoppia così un cortocircuito narrativo e sentimentale. Tommaso e Maria vengono travolti da un amore violento, clandestino e irrinunciabile che altera il corso del tempo e degli eventi. In un racconto lungo vent’anni, in cui vengono messi in scena personaggi ai limiti di se stessi, si alternano la passione (in tutte le sue sfaccettature) e il mistero racchiuso nella Dea Nigra. Un libro che intreccia storie, dunque, segreti e destini e che tiene il lettore incollato alle pagine pizzicando le corde di emozioni e riflessioni lasciate per troppo tempo a maggese.

Per quanto riguarda la trama, riassunta nelle righe precedenti e che non rende pienamente onore alla struttura totale e totalizzante del libro, credo si possa scomodare – una volta tanto in modo appropriato – l’aggettivo “geniale”. A lettura ultimata viene automaticamente da sperare che Netflix (o chi per loro) chieda subito alla casa editrice i diritti per trasformare questo libro in serie tv. Ma, trama a parte, di cui altro non dirò per non togliere il gusto della lettura, ci sono due aspetti su cui è bene soffermarsi.

Il primo è legato alla sfera emotiva, e a ciò che il libro è in grado di trasmettere. A partire dall’aspetto sensuale e erotico (con vette stilistiche pazzesche: perché come si dice sempre la cosa più difficile in un libro è scrivere e descrivere bene il sesso, senza scadere nella pornografia o, peggio, nel grottesco), al turbamento personale e sentimentale (nell’accezione più elevata del termine). E turbare è, a mio avviso, una delle strade che può percorrere la grande letteratura. Essere accomodanti è più facile, trattare i sentimenti con i guanti è mediocre, giocare sui soliti luoghi comuni è da pivelli. Nisini, invece, è riuscito con questo romanzo a colpire, a smuovere, ad andare coraggiosamente a fondo, nella palude di noi stessi. Il tempo umano ha la capacità di risvegliare ciò che molto spesso abbiamo represso troppo frettolosamente senza processi di metabolizzazione e di riflessione. Perché ci sono attrazioni che hanno a che fare con la biologia, come scrive Nisini, con quella “cosa” che qualcuno chiama chimica. Ecco, ed è anche in quella sfera che il romanzo ci porta, sbattendoci in faccia una realtà fondamentale a cui spesso vogliamo rinunciare: lì, in quella dimensione, il nostro volere è limitato. Ma non è tutto.

C’è infatti un secondo aspetto fondamentale: quello relativo allo stile e all’architettura de Il tempo umano. È sorprendente come Nisini sia riuscito a costruire questo romanzo, un gioco a incastri perfetto, che funziona (e il riferimento non è casuale…) come il miglior meccanismo possibile del più prestigioso orologio di lusso. La struttura del romanzo è essa stessa una serie di ingranaggi piccolissimi che danno vita a un ritmo “asincronico” che rende il romanzo perfetto in ogni sua parte. E ancora: i rimandi interni, i punti interrotti e poi ripresi al momento giusto tra effetto sorpresa da bocca aperta e colpi al cuore, l’uso magistrale del cambio di punto di vista e di narratore. Una prova, insomma, di altissima letteratura. Emerge, infine, tutta la capacità tecnica di Nisini, con una particolare abilità nel saper nascondere per poi disvelare con parsimonia nei momenti opportuni per rendere la lettura avvincente e intrigante.

Il consiglio, dunque, è quello di concedersi la possibilità di leggere questo romanzo. Perderlo sarebbe davvero un peccato.

Angelo Deiana

(la foto di Giorgio Nisini è di Bruno Fini)