Il lavoro di educatrice di asilo nido ai tempi del coronavirus

7 Dicembre 2020

L’asilo nido L’isola che non c’è del Comune di Bolsena (VT), gestito dalla cooperativa sociale Il Quadrifoglio accoglie bambini da 0 a 36 mesi.

L’anno educativo è iniziato il 1° settembre 2020 nel rispetto delle linee guida anti Covid-19 dettate dalla Regione Lazio che in sintesi prevedono: una rigorosa e frequente igiene delle mani con acqua e sapone o soluzione idroalcolica; una approfondita pulizia giornaliera degli ambienti, l’accesso e l’uscita su turni, la tenuta di un registro giornaliero degli ingressi. E’ prevista la rilevazione quotidiana della temperatura corporea per tutti i bambini, gli operatori e gli accompagnatori.

La normativa ha deciso l’organizzazione in piccoli gruppi e il rapporto è di 1 educatore ogni 7 bambini. Sono da prediligere le attività all’aria aperta. Questa è la teoria. In pratica, come si lavora all’interno dell’asilo nido in una emergenza sanitaria di tale portata? Quando tutto il mondo parla di distanziamento sociale e tu, educatrice del nido, non hai tra il tuo vocabolario mai avuto questo termine, anzi al contrario sei la fautrice e regista della socializzazione primaria, quando l’espressività e la mimica del tuo volto sono gli “strumenti” del tuo lavoro, quando non solo devi rassicurare i genitori ma anche te stessa, i tuoi figli, la tua famiglia, quando la burocrazia invade il tuo lavoro: che fare?

Dopo un momento iniziale di sgomento e preoccupazione, le educatrici si sono dovute reinventare modificando le routine quotidiane e utilizzando nuovi strumenti di lavoro.

Ecco quindi che il lavaggio delle manine, autonomia ben radicata nel lavoro quotidiano, diventa un gioco rituale semplicemente da ripetere più e più volte nella giornata. Momento molto gradito ai bambini che hanno un interesse innato per l’acqua. Impararsi a lavare le manine da soli è un interesse tutto interiore: il bambino agisce e costruisce sé stesso senza lasciare all’esterno alcuna traccia. Lo ripete più volte anche quando ha le mani pulite e, continua, finché è soddisfatto il bisogno di questa attività.

Lo scoglio più grande è rappresentato indubbiamente dalla mascherina: i bambini hanno la necessità di vedere il volto per capire l’emotività e le intenzioni, per donare fiducia, per essere rassicurati. Quindi la mascherina deve diventare uno strumento di lavoro da cui trarre più benefici possibili anziché un impedimento. Abbiamo imparato a comunicare tanto con gli occhi, abbiamo usato la mascherina per il gioco “appaio-scompaio”, il classico “bubù- settete”, moduliamo la voce per farci comprendere maggiormente .

Le attività all’aria aperta sono diventate il fulcro della nostra quotidianità e per questo abbiamo creato un ambiente molto confortevole ristrutturando totalmente l’area esterna dotandola di nuovi giochi totalmente di legno, fatti a mano, coinvolgendo i bambini stessi nella loro realizzazione con attività grafico-pittoriche.

L’asilo nido insieme al bambino accoglie le famiglie che vengono coinvolte in attività ludiche che permettono di trascorrere del tempo prezioso insieme: purtroppo per ragioni ovvie quest’anno non è stato possibile finora concederci niente del genere. In questo caso ci fa da supporto la tecnologia: l’utilizzo dei social, delle mail, della pagina Facebook e delle piattaforme supplisce alla mancanza di relazioni sociali in presenza. Queste modalità sono state rodate nel periodo di chiusura del nido da marzo a giugno dello scorso anno educativo dove abbiamo attivato una sorta di LEAD, legame educativo a distanza, cercando di mantenere un contatto non solo con i bambini ma con i genitori stessi. La collaborazione tra nido e famiglie è basilare per il bene del bambino. Anche la progettazione, la documentazione, la supervisione, hanno nuove vesti e grazie alla tecnologia e allo smart working continuiamo a svolgere in équipe il lavoro dietro le quinte.

Nel lavoro dell’educatrice di asilo nido gli stimoli sono fondamentali per alimentare la passione e anche in momenti così difficili come quello che stiamo vivendo è necessario reinventarsi per dare non solo ai bambini la possibilità di vivere in un ambiente confortevole e sereno ma anche a noi stesse la gratificazione del semplice e mai scontato “lavorare bene”.

Natascia Casciani