Il 1° dicembre di ogni anno si celebra la Giornata mondiale contro l’AIDS. Una malattia di cui tanto si conosce, ma non ancora a sufficienza da bloccarne la diffusione. Infatti, non sono tanto le conoscenze scientifiche a essere messe in discussione, quanto la consapevolezza che questa malattia sia ancora tra noi e mieta ancora delle vittime.
La giornata mondiale dedicata vuole diffondere una sensibilizzazione e una maggiore consapevolezza sui rischi del virus HIV. Un virus che attacca le cellule del sistema immunitario, compromettendo la capacità di combattere le malattie. Il contagio avviene per contatto con sangue infetto oppure tramite rapporti sessuali. Il virus, inoltre, può trasmettersi dalla madre al figlio durante la gravidanza. Il preservativo previene il contagio per vie sessuali, le terapie antiretrovirali somministrate alle donne sieropositive limitano il rischio che il feto contragga il virus. Gli antiretrovirali vanno presi per tutta la vita.
Qualche decennio fa, quando il virus iniziò a circolare, si moriva prevalentemente tra i tossicodipendenti e gli omosessuali. Più tardi si scoprì il motivo. La trasmissibilità avveniva attraverso il sangue, quindi con scambi di siringhe, oppure tramite rapporti sessuali non protetti. Oggi, l’attenzione corre su due binari: uno è la ricerca di un vaccino che ancora non esiste e l’altro riguarda le continue campagne di sensibilizzazione.
AIDS: la situazione attuale
L’aspettativa di vita dei malati di AIDS è cresciuta molto grazie alle terapie farmacologiche. I farmaci di oggi sono ben tollerati, per cui il malato non assume i tratti tipici che caratterizzavano quelli dei decenni precedenti. Tuttavia, nonostante le campagne di sensibilizzazione, ci si continua ad ammalare. Dai dati del Ministero della Salute emerge che nel 2020 sono state effettuate 1303 nuove diagnosi pari a 2,2 nuovi casi su 100.000 persone. Nel 2020 l’incidenza più elevata si è verificata tra i 25 e i 29 anni.
Oggi è cambiata la percezione del rischio. Si conosce il modo in cui si trasmette il virus, come si cura, e sembra che questo basti per tenerlo lontano. I ragazzi hanno i primi rapporti sessuali in giovanissima età. Spesso si ritrovano ad avere rapporti non protetti perché il preservativo è considerato uno strumento che impedisce il piacere, tanto poi “c’è la pillola del giorno dopo”. Quasi sempre si punta l’attenzione su gravidanze non volute, non considerando il pericolo di una serie di malattie sessualmente trasmissibili (di cui poco o niente si conosce) compreso il virus dell’HIV. Il punto è proprio questo: correre alla risoluzione del problema una volta che si presenta, non è sufficiente.
Il mio invito, attraverso questo articolo, è riflettere sulla prevenzione, sulla necessità di continuare a diffondere informazioni corrette, veicolate da professionisti e non lasciare i nostri ragazzi in balia delle informazioni che circolano soltanto sul web.
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