curling

7 curiosità sul curling, sport olimpico invernale

17 Gennaio 2022

Fin da quando, nel 1998, è stato introdotto ufficialmente nel programma dei Giochi Olimpici invernali, dopo alcune apparizioni dimostrative in precedenti edizioni, il curling ha attirato attenzioni via via sempre maggiori.

Tanto che in Italia, nonostante gli azzurri non possano certo definirsi una potenza del curling, questo sport, che nella sua dinamica ricorda molto il gioco delle bocce, è addirittura protagonista di un film: La mossa del pinguino di Claudio Amendola, del 2013.

La stessa nazionale italiana maschile ha fatto progressi, conquistando due storiche qualificazioni olimpiche, prima a Pyeongchang 2018 e poi a Pechino 2022 (con il debutto nel doppio misto). Prima di allora, aveva partecipato di diritto solo ai Giochi di Torino 2006 in qualità di paese ospitante, e lo sarà di nuovo a Milano-Cortina 2026. Tuttavia le nazioni più forti nel curling restano quelle normalmente ai vertici degli sport invernali: Canada, Svezia, Norvegia, Svizzera, Stati Uniti, Russia. A cui si aggiungono Corea del Sud e Regno Unito, da intendere però come Scozia. Dove, come vedremo tra poco, il curling è nato.

Ecco ora 7 aspetti curiosi di uno sport che, tra ghiaccio, pietre e scope, spesso si presenta esso stesso come curiosità.

La fabbrica delle stone

La produzione delle stone, vale a dire i pesanti dischi di pietra che fungono da “bocce”, è incredibilmente esclusiva. La materia prima utilizzata è il granito Trefor, che si estrae solo da una cava in Galles. Altrettanto unica è la fabbrica che produce questi particolari manufatti: si tratta della Canada Curling Stone Co. e sforna stone dal 1992. Prima del Trefor, si utilizzava un granito di due tipi (Blue Hone e Alisa Craig Common Green) proveniente dall’isola scozzese di Alisa Craig, la cui cava è stata chiusa in seguito all’istituzione di una riserva naturale.

Nato nelle Highlands

Anche se oggi la diffusione del curling è maggiore in Nordamerica e Scandinavia, la patria del curling è la Scozia. Qui nel ‘500 si hanno le prime testimonianze di questo gioco, nato come passatempo sui laghetti ghiacciati dove i ragazzi giocavano a una sorta di bocce, utilizzando normali sassi. La pratica del curling è testimoniata anche nei Paesi Bassi, che in quell’epoca avevano forti scambi commerciali con la Scozia. In due opere del pittore olandese Pieter Bruegel il Vecchio compaiono infatti contadini olandesi intenti a giocare a curling.

curling bruegel

Pieter Bruegel il Vecchio, “Paesaggio invernale con pattinatori e trappola per uccelli”, 1601 / Foto tratta da Katarte.it

Le scarpe con suole diverse

Per giocare a curling servono scarpe che, a prima vista, somigliano in tutto e per tutto a normali calzature sportive. In realtà hanno le suole differenti l’una dall’altra. Una è progettata per fare grip sul ghiaccio e quindi mantenersi in equilibrio sulla superficie di gioco. L’altra invece è completamente liscia (di solito in Teflon) ed è necessaria soprattutto per la fase di lancio, quando il giocatore, utilizzando una sorta di blocchi di partenza, deve lanciarsi in avanti scivolando sul ghiaccio, prima di lasciar andare la stone.

Il curling nel cinema

Oltre al suddetto film italiano, il curling compare anche nel musicale Help! con i Beatles, girato nel 1965. In una scena sulle Alpi, i Fab Four si divertono con il curling e sfuggono all’attentato di due scienziati pazzi che avevano messo dell’esplosivo nella stone lanciata da George Harrison. Ma è anche James Bond a praticare il curling sulle Prealpi bernesi nel 1969, in 007. Al servizio segreto di sua maestà. Del 2002 è Gli uomini con le scope (Men with brooms) del canadese Paul Gross, che racconta la storia di una squadra di curling di una piccola città. Tra le celebrità appassionate di curling spicca l’attore George Clooney.

curling beatles

I Beatles giocano a curling / Foto tratta da BeatlesBible.com.

Un campo da curling come cimitero

Quando il 12 aprile 1912 il Titanic affondò al largo delle coste canadesi, si presentò il problema di dove collocare temporaneamente i corpi recuperati dalle gelide acque dell’Atlantico settentrionale. La nave CS Mackay-Bennett, di base nel vicino porto di Halifax in Nuova Scozia, riportò indietro i cadaveri che furono deposti in un impianto sportivo utilizzato per il curling, quello del Mayflower Curling Club. Quella struttura, infatti, era l’unica della zona ad essere abbastanza grande e fredda per farci entrare e conservare tutti quei corpi senza vita.

Paul Gowsell, il ribelle del curling

Ogni sport ha il suo personaggio fuori dagli schemi. Il curling ha Paul Gowsell, una specie di hippy di Calgary che fece parlare di sé negli anni ’70. A indubbie doti di giocatore, che gli valsero due titoli mondiali juniores nel 1976 e nel 1978 prima di scomparire nel nulla pochi anni più tardi, Gowsell affiancava un carattere eccentrico e abitudini particolari: guidava il classico furgoncino Volkswagen, abbondava con la birra, indossava sempre gli stessi pantaloni a scacchi e portava una lunghissima barba. Durante una partita arrivò persino a ordinarsi una pizza, mangiandola mentre il suo avversario se la prendeva comoda durante il suo turno di gioco…

Lontani parenti: l’ice stock sport

Il curling ha un parente: l’ice stock sport, di origini bavaresi. Fu sport dimostrativo ai Giochi Olimpici di Garmisch-Partenkirchen nel 1936 e di Innsbruck nel 1964 e si tratta di un’antica disciplina (secondo alcune fonti risalirebbe al medioevo) praticata soprattutto nelle aree di lingua tedesca lungo l’arco alpino, tra cui il Trentino-Alto Adige. Al posto delle stone, vengono utilizzati gli ice stock, dischi più leggeri (meno di 5 chili contro i circa 20 delle stone) e dotati di un manico lungo 30 centimetri. Invece del button – il centro del cerchio a cui ci si deve avvicinare per realizzare i punti – qui c’è il daube, una sorta di boccino.

Prima foto in alto: SHVETS Production / Pexels.com

paul gowsell curling

Paul Gowsell.