sonny colbrelli

L’epica del ciclismo nella storia di Sonny Colbrelli

30 Maggio 2022

La Parigi-Roubaix non è una corsa come le altre e Sonny Colbrelli non è un ciclista come gli altri. Sei mesi dopo aver vinto l’edizione 2021 della regina delle classiche, alla sua prima partecipazione, Sonny ha avuto un malore al Giro di Catalogna: arresto cardiaco e salvataggio provvidenziale.

Con un defibrillatore sottocutaneo, come il calciatore Christian Eriksen (che però è tornato a giocare all’estero, laddove i regolamenti lo consentono), la sua carriera è ferma, forse finita. In quei giorni drammatici, c’era un libro in fase avanzata di lavorazione, pronto per l’uscita. Il titolo quasi premonitore: Con il cuore nel fango.

È il libro di Sonny Colbrelli, edito da Rizzoli Lizard e scritto con il giornalista Marco Pastonesi, un artista della prosa sportiva. In quelle pagine, il Cobra racconta tutto sulla sua vita, su quanto il ciclismo sappia essere ancora epico e, soprattutto, sulla Parigi-Roubaix. La grande Roubaix. La corsa più aspra del ciclismo internazionale, che si disputa dal 1896. Dal volume si apprendono tante cose su di essa.

sonny colbrelli parigi roubaix

Foto: Felouch Kotek, opera propria, CC BY-SA 4.0 via Wikipedia

Sonny Colbrelli e la Parigi-Roubaix

Più che in altre corse, alla Parigi-Roubaix sai se parti ma non se arrivi. Dolorose cadute e guasti sono da mettere in conto. Tanti si ritirano. Il pavé, il manto di sampietrini e ciottoli con cui lassù nel nord della Francia lastricano le strade di campagna, è un inferno: scossoni, forature, vibrazioni massacranti. E poi il tempo da cani, che trasforma il terriccio in fango. Tutto è duro, alla Roubaix, anche sollevare il trofeo del vincitore: una pietra estratta dal percorso che pesa 17 chili.

Colbrelli narra chilometro dopo chilometro questa gara così epica, il sogno che ha realizzato il 3 ottobre 2021, a 31 anni. Dal via che non è a Parigi ma a Compiègne fino allo storico velodromo di Roubaix, passando per i tratti in pavé e l’infida foresta di Arenberg, nome da romanzo fantasy. Ciclisti coperti di fango dalla testa ai piedi, e non è una brutta immagine nel mondo “perfettino” dello sport di oggi.

La Parigi-Roubaix 2021 si corre in autunno e non, come da tradizione, in primavera, a causa dei rinvii per Covid. La giornata è di quelle adatte alle imprese: pioggia, vento e freddo. Colbrelli non perde mai la ruota dei migliori, rimonta due fuggitivi e, rimasto in testa insieme all’olandese van der Poel e al belga Vermeersch, li supera in volata, lui che era nato come velocista. Al traguardo, rivestito di una coltre fangosa, alza al cielo la bici come un trofeo. Prima di Sonny, l’ultimo italiano a vincere qui era stato Andrea Tafi nel 1999.

sonny colbrelli con il cuore nel fango

Sonny, una storia d’altri tempi

Ogni corsa, una storia. Ogni corsa, un’avventura. Ogni corsa, una disavventura“. Anche se è nato nel 1990 ed è un ciclista contemporaneo, la storia di Sonny Colbrelli un po’ del film ce l’ha. Figlio di operai del bresciano, il nome strano perché alla mamma piaceva Sonny Crockett di Miami Vice, quel bambino miope e sovrappeso e con scarso interesse per lo studio trova nella bicicletta, con l’aria in faccia e lo scenario che cambia a ogni curva, un’insostituibile valvola di sfogo e fonte di libertà.

Il nonno Cesarino, appassionato d’altri tempi, è il maestro che gli insegna tutto sulle due ruote: “Si perde dopo la linea, non prima“. In altre parole: mai mollare, pedala fino all’ultimo centimetro. Dopo la sua scomparsa, Sonny porterà sempre con sé in gara una foto del nonno, nel taschino della casacca. Finita la scuola, il lombardo sperimenta per un po’ il lavoro in fabbrica, ma l’intenzione è sostituire il timbro del cartellino con la pinzatura del numero sulla schiena: vuole diventare professionista.

Dopo una lunga gavetta, i tanti sacrifici ripagano un ormai trentenne Colbrelli con uno spettacolare 2021 in cui, oltre alla Roubaix, vince il campionato italiano ed europeo e il Giro del Benelux. Un anno preziosissimo e forse irripetibile, visto quel che è successo dopo. Con il cuore nel fango è il racconto genuino del percorso di un ciclista dalla prima bici alle vittorie da pro. Ed è un libro profondo sul ciclismo e sul suo significato. Il più individuale degli sport di squadra e il più di squadra tra gli sport individuali. Perché a pedalare si è maledettamente soli, ma senza i compagni tutto diventa più complicato.

Si ringrazia l’Ufficio Comunicazione Rizzoli per la gentile collaborazione.

La prima foto in alto è tratta da Fanpage.it.