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Frontiera Est: le fortificazioni in Friuli-Venezia Giulia

27 Marzo 2023

Frontiera Est è il progetto che punta a mettere a sistema e valorizzare con finalità di turismo storico e formazione le fortificazioni italiane sul confine orientale in Friuli-Venezia Giulia. Un’eredità del periodo storico conosciuto come Guerra Fredda e non solo.

L’impatto degli eventi del Novecento sulle zone di confine sono durati ben oltre il crollo del muro di Berlino. Tali cicatrici sono tuttora evidenti e sparse sul territorio regionale. Si stimano oltre 1300 strutture difensive. Si va da quelle realizzate negli anni ’40 (Vallo alpino del Littorio) a quelle approntate dalla NATO in previsione di una possibile invasione dai paesi del Patto di Varsavia.

Dalla collaborazione tra Università degli Studi di Udine e Associazione Culturale Friuli Storia è nato Frontiera Est. Il progetto è stato presentato in occasione del forum internazionale Terre di confine e il portale Frontieraest.it è online dal 4 marzo 2023. La direzione scientifica è di Tommaso Piffer. Frontiera Est ha il sostegno di Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, Fondazione Friuli e Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia,

Spiega Tommaso Piffer: «Alcune di queste strutture hanno talvolta un’estensione che si misura in chilometri e corrono sotto le montagne dell’arco alpino. Altre, di dimensioni più ridotte, sono mimetizzate nei centri urbani, soprattutto nella piana di Gorizia e nelle Valli del Natisone. Il Friuli-Venezia Giulia è l’unica regione in Italia ad avere un rilevante patrimonio riconducibile a questo periodo. Ed è anche l’unica regione in Europa dove sono presenti artefatti riconducibili ai tre grandi conflitti del Novecento: le due guerre mondiali e la guerra fredda».

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Frontiera Est: le strutture difensive

Delle strutture difensive del Friuli-Venezia Giulia, solo quattro hanno conosciuto un recupero a scopo turistico. Una si trova nel Vallo alpino del Littorio: si tratta delle opere 2 e 3 dello sbarramento Invillino Ovest nel Comune di Villa Santina (UD), gestite dall’Associazione Friuli Storia e Territorio).

Quindi, due strutture del Vallo alpino riadattate dalla NATO negli anni ’50: l’opera 4 dello sbarramento di Ugovizza-Nebria nel Comune di Malborghetto-Valbruna (UD) e le opere 1 e 2 dello sbarramento di Passo Monte Croce Carnico nel Comune di Paluzza (UD), rispettivamente gestite da Associazione Landscapes e ASSFN-E.

Infine, una una struttura originale NATO: il Bunker San Michele nel Comune di Savogna d’Isonzo, curato dall’Associazione Nazionale Fanti d’Arresto. Le altre strutture, invece, sono in stato di totale abbandono e possono rappresentare un rischio per la sicurezza dei cittadini. Ma anche un immenso potenziale turistico, didattico e divulgativo, ad oggi trascurato.

Foto © Lorenzo Zoppolato fornite da Ufficio Stampa Volpe&Sain