bella ciao partigiani resistenza

Sei “Bella” (ciao) in tutte le lingue del mondo

11 Ottobre 2021

Quando ero bambino, il mio nonno materno mi raccontava sempre che, durante la seconda guerra mondiale, aveva utilizzato due serpenti per fare i lacci delle scarpe. Io, con la curiosità tipica degli infanti, ogni volta gli chiedevo di raccontarmi questa storia. Soltanto anni dopo appresi che mi mentiva, ma con il tempo l’ho perdonato.

La storia di come l’Italia si sia riuscita a liberare dal nazifascismo è cosa nota. Gruppi di giovani imbracciarono un fucile e, intonando un celeberrimo canto popolare, cacciarono “l’invasor”. Una nota e fortunata serie televisiva spagnola ha riportato in auge la canzone simbolo della Resistenza, creando in me un forte dubbio. Ma allora Bella ciao non la conosciamo solo noi abitanti dello Stivale?

Con euforica sorpresa, infatti, ho scoperto che la canzone dei partigiani è diventata negli anni un canto universale di lotta per la libertà nel mondo, scevra da ogni qualsivoglia caratterizzazione politica. Un canto di libertà contro ogni tipo di invasore.

La canzone è stata intonata a ogni latitudine: in arabo, in cinese, in spagnolo da molte comunità zapatiste in Chiapas. A Cuba si canta nei campeggi dei Pionieri. Oppure usata come parodia goliardica contro l’ex presidente ucraino Yanucovich. E, se non bastasse, è stata usata come colonna sonora di un comizio di Alex Tsipras, come inno per le combattenti curde di Kobane, dai manifestanti di Piazza Taksim a Istanbul e da quelli di Hong Kong. E, infine, cantata in italiano dal commosso vignettista di Charlie Hebdo al funerale dei suoi colleghi.

Insomma, Bella ciao ce l’ha fatta a riaccendere le emozioni originarie che la resero colonna sonora della lotta per la liberazione. La storia del canto è una specie di leggenda. Agli inizi del Novecento fu il canto delle mondine nelle umide risaie. Ci sarebbe persino una versione yiddish incisa a New York nel 1919, È stata folk, canto ebraico, swing e tradotta anche in giapponese. Mille ricerche sono state fatte, ma tutte riportano sempre al punto di partenza: Reggio Emilia, 1940. E adesso che ha conquistato il mondo, forse riconquisterà anche l’Italia.

Che mio nonno abbia fatto i lacci delle scarpe con i serpenti durante la guerra forse non è vero. Ma che giovani coraggiosi abbiano cacciato l’invasore nazifascista intonando un canto come Bella ciao noto in tutto il mondo, quello sì che lo è. Altro che revisionismo storico. Grazie, cari partigiani: se ora vivo in un mondo libero è soprattuto merito vostro.

Per chi volesse saperne di più consigliamo:
Quel mazzolin di fiori, canto popolare
Inno dei lavoratori, canto operaio
Fischia il vento, canto partigiano

Foto tratta da Fanpage.it