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Duke Ellington, il duca della musica jazz

29 Giugno 2022

Edward Kennedy Ellington, per tutti Duke Ellington, è nato il 29 aprile 1899 a Washington. Oggi ha 123 anni e vive nella soffitta della casa di Nick, nella periferia di New York. Come recitava una famosa frase di una sitcom anni ’80, “What you talking about, Willis?”.

In realtà Duke Ellington è morto il 24 maggio 1974 nella sua abitazione, in quella dove ora c’è Nick, il suo fantasma che sta in soffitta. Il Nick in questione è Nicholas Alexander Birch, protagonista principale della serie animata Big Mouth. Un tredicenne in età prepuberale che vive nei sobborghi della Grande Mela e ha molta fretta di crescere. Quando se ne andò per complicazioni legate a un cancro ai polmoni, Duke sarebbe diventato un fantasma, bloccato tra paradiso e inferno. Talvolta offre a Nick utili consigli, soprattutto sul sesso.

La storia della vita di “Ghost Duke” è solo vagamente coerente con la vita del famoso jazzista. Nella serie, infatti, Duke afferma di aver perso la verginità a tredici anni, stessa età di Nick, con una sconosciuta su un treno. Non sappiamo se ciò accadde veramente. Ma in fondo ce ne importa davvero qualcosa?

Duke Ellington nella storia del jazz

Compositore e pianista, figura di spicco nella storia della musica jazz, la carriera di Duke Ellington è durata più di mezzo secolo. Ha composto migliaia di canzoni per il palcoscenico, lo schermo e ha creato uno dei suoni d’insieme più caratteristici della musica occidentale. Ha continuato a suonare quella che ha chiamato American Music fino a poco prima della sua morte.

La melodia più famosa di Ellington è indubbiamente Take the A Train, composta originariamente da Billy Strayhorn e registrata per scopi commerciali il 15 febbraio 1941. La “A” si riferisce a una linea della metropolitana di New York City. La canzone è nota al grande pubblico italiano come sigla della rubrica Andiamo al cinema.

Il soprannome Duke, gli fu dato dal suo amico Edgar McEntree. Infatti la madre Deasy, donna di classe e raffinata, era solita vestire Edward fin da piccolo in modo elegante e impeccabile, da cui “Duca”. Ma a un nomignolo così lusinghiero, ne seguì uno meno affascinante: Dumpy, “grassoccio”. Ellington, infatti, era noto anche per i suoi eccessi alimentari, con conseguenti e notevoli aumenti di peso. Ma anche quando la sua forma fisica non era impeccabile, il suo abbigliamento e portamento rimanevano degni di un nobile.

L’eredità di Duke Ellington

In occasione del suo settantesimo compleanno, Duke Ellington si esibì alla Casa Bianca, alla presenza di Richard Nixon. Probabilmente non il presidente più popolare nella storia degli Stati Uniti, ma comunque un grande onore per un musicista jazz.

Duke non fu il primo della sua famiglia a entrare nella residenza più famosa di Washington e del mondo. Suo padre James Edward Ellington, infatti, lavorò lì come maggiordomo per qualche tempo negli anni ’20 durante l’amministrazione di Warren G. Harding.

Le ultime parole di Duke furono queste: “La musica è come vivo, perché vivo è come sarò ricordato“. Oltre dodicimila persone parteciparono al suo funerale. Un uomo sempre ben curato e ben vestito, lontano dagli eccessi e dai modi eccentrici tipici delle star, un gentiluomo di altri tempi. Questo non lo rende un nome di secondo piano, anzi Ellington rimane uno dei più grandi talenti della storia del jazz, già piena di artisti leggendari. La sua influenza sui musicisti è importante oggi come lo era allora.

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