empatia

Empatia: mettersi nei panni degli altri

7 Maggio 2021

Il termine empatia deriva dal greco empatèia, parola composta da en “dentro” e pathos, che vuol dire “sofferenza” o “sentimento”. Nel dizionario Treccani, viene definita come la capacità di porsi nella situazione di un’altra persona. O, più esattamente, di comprendere i processi psichici dell’altro.

Nel linguaggio comune si intende come mettersi nei panni degli altri, immedesimarsi negli stati d’animo di un’altra persona. O ancora, più correttamente, sintonizzarsi per aiutare, sostenere e soprattutto comprendere. Mettersi nei panni degli altri non significa fare proprie le altrui emozioni; significa comprendere senza esserne travolto e tenere sempre presente la dimensione del “come fosse la mia”.

Allora viene da chiedersi: in che misura si deve essere empatici? Esiste un confine oltre il quale la troppa empatia potrebbe portare a conseguenze non sempre positive all’interno di una relazione? Non esiste una risposta univoca a queste domande. Ma una riflessione necessaria è che se si tengono i confini troppo chiusi non possiamo essere empatici, non riusciamo a far entrare l’esperienza dell’altro. Invece, se si tengono troppo aperti, non siamo empatici perché mettiamo troppi aspetti di noi nell’esperienza emotiva dell’altro.

Empatia: come sintonizzarsi con l’altro

Per sintonizzarsi sugli stati emotivi di un’altra persona abbiamo bisogno di alcuni ingredienti che vanno dal nostro stato interiore, alla capacità di lettura dei segnali non verbali, alla sensibilità, ai livelli di simpatia. Nella vita di tutti i giorni, nel provare empatia, siamo fortemente condizionati dai primi due. Immaginiamo di dover provare empatia per una persona che non conosciamo. Per farlo dobbiamo entrare in sintonia, lasciarci coinvolgere dalla persona stessa. Quella persona deve avere qualcosa che attira la nostra attenzione e ci fa avere delle risonanze emotive. I canali della comunicazione non verbale sono sguardo o un gesto, ma anche il modo di vestirsi e di presentarsi.

Per questo, nonostante la mescolanza di fattori biologici che ci inducono a provare le emozioni di persone che non si conoscono, le persone empatiche non lo sono con tutti e in tutte le situazioni. Alcune circostanze sono ambigue e i sentimenti provati dai protagonisti possono non essere chiari, o può esserci un conflitto tra i segnali affettivi e i segnali sociali.

Ad esempio, può essere difficile assumere la prospettiva di un individuo che non ci piace, con il quale siamo in disaccordo o con il quale abbiamo poche cose in comune. Ci possono essere fattori situazionali che possono avere un particolare significato affettivo tale da sovrastimolare o sottostimolare la risposta affettiva. L’empatia non è una marcia che può essere ingranata a comando. È un processo, una capacità che può essere appresa in ogni momento.

Foto: Josh Calabrese / Unsplash.com