Debora Caprioglio in “Callas d’incanto”


data: 22 ottobre 2017

luogo: Teatro Boni (Piazza della Costituente 9), Acquapendente Vt

orario: 17.30

Primo spettacolo della stagione 2017-2018 del Teatro Boni di Acquapendente. Domenica 22 ottobre alle ore 17.30 sarà in scena Debora Caprioglio in “Callas d’incanto”, monologo scritto da Roberto D’Alessandro.

Debora Caprioglio (LEGGI QUI l’intervista realizzata da Move Magazine) intepreta Bruna, fedele governante della leggendaria cantante lirica Maria Callas, al suo servizio dal 1953 al 1977, è stata l’ombra della Callas e come una vestale, ne custodisce la memoria, i ricordi, l’idea di una donna che ha rappresentato tutta la sua esistenza, per la quale la sua vita ha avuto ed ha ancora una ragione che va al di là del semplice esistere.

Bruna rappresenta la semplicità, la quotidianità, quella contingenza davanti alla quale non è possibile valutare il genio, del quale tuttavia si avverte la statura, del quale si venera l’immensità di pensiero, la vastità delle imprese. Così ascoltando la storia che ci racconta ci si ritrova al suo fianco a spiare quasi con vergogna i palpiti di quel cuore, la sua felicità, il suo tormento, tutta la tristezza del mondo.

Nelle religioni, un mito è la narrazione sacra di gesta e origini di dei ed eroi – spiega il regista Roberto D’Alessandro – Può essere l’esposizione di un idea sottoforma allegorica: il mito della caverna in Platone. Può essere un utopia, illusione: la sua fortuna è solo un mito. Per estensione è l’immagine idealizzata di un evento o di un personaggio che svolge un ruolo determinante nel comportamento di un gruppo umano“.

Maria Callas è tutto ciò: una leggenda – continua D’Alessandro – La sua statura artistica ha diviso il mondo dell’opera in prima e dopo la Callas. La sua capacità di interpretazione ha strappato la scena operistica all’affettazione dei gorgheggi fini a se stessi, ed è riuscita a dare un armonia ai personaggi del melodramma, mostrando sui palcoscenici di tutto il mondo un anima in una voce. La Callas nel nostro racconto non è una voce in una donna, bensì una donna con una voce. Così la sua vita aldilà della legenda si consumò nella tragedia, vissuta in maniera totale da eroi. Esattamente questa dimensione mitica ha Bruna della Callas. La racconta con fervore e passione quasi religiosa, soffermandosi maggiormente sul tormento della sua anima“.

In posizione centrale, la grande storia d’amore con Aristotele Onassis. “La loro relazione – spiega il regista – e il triste epilogo concorrono ancora di più a dare alla vicenda una sacralità mitica che pare sussurrarci a tutti come la felicità non è di questa terra se due dei come loro non hanno potuto essere felici. Loro erano imperscrutabili, ignoti anche al fato che ineluttabilmente, senza clemenza, si attua. Bruna durante tutto lo spettacolo attende il ritorno della sua Madame. L’aspetterà per sempre, perché si sente come la tessera di un puzzle che completa un mosaico. Alla fine il desiderio di vedere entrare Maria Callas si fa irresistibile: “Madame, cioè la signora Callas non c’è, sta per arrivare.” La divina non può entrare. Il suo corpo non è più tra noi anche se lei è ancora in mezzo a noi come un idea, una leggenda, un mito, per una serata d’incanto“.



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